mercoledì 17 marzo 2010
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«Ero alla guida dell’auto, quando lui l’ha bloccata. Dopo aver aperto lo sportello, mi ha tirata fuori, picchiandomi con pugni e schiaffi, fino a farmi sanguinare. Grazie a Dio, un’amica che era con me, dopo il primo momento di paura, è riuscita a chiamare il 112». È il racconto di un giorno di terrore, che una donna pugliese ha reso sabato scorso ai carabinieri di Bari, dopo esser stata aggredita dall’ex marito. Lei aveva deciso di lasciarlo in agosto: quell’uomo, di cui non era più innamorata, era ormai troppo violento, le faceva paura. Lui non l’aveva accettato e sono cominciati telefonate, appostamenti e pedinamenti. Fino a sabato scorso, quando l’ultima aggressione lo ha portato in carcere, con le accuse di stalking e lesioni personali. La vicenda, ieri, non era l’unica sulle agenzie di stampa. Le facevano compagnia altri tre episodi, chiusi con altrettanti arresti: un ventisette di Matera, autore dell’incendio di una roulotte; un trentatreenne di Napoli, accusato di aver sequestrato la convivente, finché non è fuggita dalla finestra del bagno; e un kosovaro di 38 anni, che a Verona minacciava la suocera perché non gli faceva educare le figlie come voleva. Quattro storie di stalking, in una sola giornata. È così da un anno, da quando il nuovo reato è stato introdotto, con l’articolo 612 bis, nel Codice penale. Quasi che codificare la fattispecie, "tipizzarla" come dicono i giuristi, sia servito a dare la stura a quella mole di violenze sommerse, che di solito restano confinate, per paura o per pudore, nel cuore delle vittime, relegandole a un’angoscia solitaria, da affrontare giorno per giorno.  Che il nuovo reato stia vivendo una sorta di boom applicativo, sembrano confermarlo i dati diffusi il 20 gennaio scorso dal guardasigilli, Angelino Alfano, nell’esporre nell’aula del Senato la relazione annuale sull’amministrazione di giustizia: dal 23 febbraio 2009, data dell’entrata in vigore dell’articolo 612 bis, «l’autorità giudiziaria ha accertato 5.153 delitti, con l’arresto di 942 persone». Cifre che, suddivise per il numero dei giorni trascorsi, 338 circa, significano oltre 15 casi accertati e quasi 3 arresti (2,7) al giorno. Due mesi dopo, basta dare un’occhiata rapida a ad agenzie di stampa e giornali locali per accorgersi che l’avanzata cresce. Ed è facile ipotizzare che il numero di arrestati abbia ormai toccato quota mille. «Credo che in parte, la norma abbia scardinato la coltre di silenzio: fin dal primo giorno, gli uffici delle questure hanno inanellato denunce. Oppure richieste di "ammonimento», che la vittima inoltra al questore, prima di optare per la querela, per invitare il persecutore a interrompere la condotta. Il meccanismo spesso funziona e il persecutore fa retromarcia», spiega Chiara Giacomantonio, vicequestore aggiunto del Servizio centrale operativo della Polizia. Mentre il questore di Firenze, Francesco Tagliente, non solo ha già comminato 54 istanze di ammonimento, ma anche varato un progetto di collaborazione con l’Università per formare i poliziotti che raccoglieranno le denunce. E in tutta la penisola è un fiorire di iniziative dedicate alla "nuova emergenza". C’è chi organizza convegni e dibattiti: da «Stalking: che fare?», fino al «Reato del nuovo millennio». L’importante, dicono gli esperti, è non lasciare sole le vittime, donne, uomini o minori che siano. Perché la solitudine spaventa, amplificando la minaccia. È accaduto ad Annamaria, ventiquattrenne di Taurianova, in Calabria: nel 2002 denunciò di aver subito violenze da parte di persone della zona. Di recente, ha dovuto subire anche gli insulti di alcuni loro parenti, inviperiti per la sua volontà di avere giustizia. Qualche concittadino, paladino dell’omertà, la guarda in cagnesco, ma lei non molla e resta in paese, ringraziando il ministero dell’Interno che le ha offerto protezione, ma senza accettarla: «Non mi serve. Non sono una collaboratrice di giustizia, ma una vittima – afferma –. Non sono io che ho sbagliato, altri lo hanno fatto». Per una donna che subisce, ce n’è un’altra che stalkizza, anzi almeno due. La prima è stata condannata mesi fa. La seconda, per ironia della sorte, lo scorso 8 marzo. È una ventottenne di Castellamare di Stabia che dovrà scontare due anni e mezzo per aver perseguitato l’ex marito. Per farlo, aveva scelto di inviargli messaggi offensivi su Facebook. Come dire: dal social network al social stalking.
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