martedì 4 novembre 2014
​Nel mirino i troppi tagli. Le Province: si rischia il default. E stasera in Senato interviene il ministro Padoan.
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"​Tranquilli, non molliamo". Matteo Renzi in mattinata riceve a palazzo Chigi il ministro del Lavoro Giuliano Poletti per una riunione sui temi dell'occupazione e del jobs act, insieme a Graziano Delrio. Il governo sarebbe intenzionato a mettere la fiducia per far passare la riforma del lavoro. Intanto, mentre dalla Ue giunge una doccia fredda, prosegue alla Camera l'iter della legge di stabilità. Oggi è la giornata delle audizioni di Abi, Rete imprese, sindacati, Regioni e Comuni. In serata sarà lo stesso ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan, a parlare alla commissione Bilancio congiunta di Camera e Senato. Le diverse parti economiche e sociali tratteggiano un bilancio in chiaro-scuro della manovra. L'Associazione Bancaria Italiana ritiene che il ddl Stabilità "contenga misure importanti ed innovative e che segni una discontinuità rispetto al passato", ma il direttore generale, Giovanni Sabatini, mette in guardia sulle misure di tfr in busta paga e sui possibili "effetti che potranno avere sulla previdenza". Stesso allarme da parte dell'Ance, che teme effetti negativi sulle Pmi. Per il resto la rappresentanza dei costruttori giudica la manovra "innovativa sul piano della riduzione della pressione fiscale ma sul piano della crescita rimane sostanzialmente legata alla logica di austerità europea". Mentre un rapporto di Confcommercio stima che l'eventuale incremento di Iva e accise porterà una crescita dei prezzi del 2,5% e " nel triennio 2016-2018 si avranno complessivamente 65 miliardi in meno di consumi da parte delle famiglie". Ma le critiche più forti arrivano da Regioni e Comuni. Piero Fassino, presidente Anci, sottolinea come la verifica svolta dal ministero dell'Economia sugli effetti dei tagli previsti dalla legge di stabilità dà ragione alle previsioni fatte dai Comuni, e si attesti su "un taglio per 3,7 miliardi di euro". E Sergio Chiamparino ha sottolineato come se non ci sarà un percorso "condiviso che consenta di gestire in modo sostenibile i 4 miliardi di tagli" c'è il rischio di un aumento delle imposte locali. Ultimativa la posizione della Lega e dei suoi governatori: "Renzi ci ascolti" o dalla Lega "avrà una dichiarazione di guerra" ha detto il segretario federale del Carroccio, Matteo Salvini. Se oggi non arriveranno risposte per diminuire i tagli alle Regioni, "Veneto e Lombardia diranno no in tutte le maniere possibili e immaginabili. E anche di più. Sulla stessa linea Luca Zaia e Roberto Maroni, presidenti del Veneto e della Lombardia. L'allarme delle Province: rischio default. "Con 1 miliardo di tagli lo Stato manda in dissesto Province e Città metropolitane" fa sapere l'Unione delle Province italiane nell'audizione in commissione Bilancio alla Camera sulla Legge di stabilità 2015. "L'unica possibilità per evitare il blocco dell'erogazione dei servizi e l'esubero del personale - si legge nel documento consegnato - è spostare, da subito in Legge di stabilità, quelle funzioni che la Legge Delrio toglie dalla gestione delle Province: formazione professionale, trasporto pubblico locale, centri per l'impiego, cultura, turismo, sociale, agricoltura. Solo concentrando sulle funzioni fondamentali le risorse e il personale necessario a svolgerle, potremo continuare a garantire la manutenzione delle strade, la sicurezza nelle scuole, gli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, l'assistenza ai comuni". "Abbiamo verificato che il taglio di 1 miliardo sui bilanci delle Province e delle Città metropolitane si traduce in una riduzione di risorse ben oltre il 50%, fino ad arrivare in diversi casi al 90% del totale. Solo che le funzioni, i servizi e i costi per erogarli sono rimasti gli stessi dello scorso anno". Per Daniele Bosone, presidente della Provincia di Pavia, e Achille Variati, presidente della Provincia di Vicenza, intervenuti in rappresentanza dell'Upi il problema non è "efficientare, ma di decidere quali servizi erogare e quali sospendere".
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