mercoledì 9 gennaio 2019
Scontri con la polizia in occasione dei 119 anni della Lazio. Una decina di agenti feriti. Il presidente Lotito: sono pseudo tifosi, ne risponderanno. Suor Paola: non chiamateli tifosi
Guerriglia a Roma, un ultras arrestato e tre denunciati
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Un tifoso della Lazio è stato arrestato e altri tre sono stati denunciati a seguito degli scontri avvenuti ieri notte in occasione del 119mo anniversario della fondazione della Società Sportiva Lazio, festeggiato in piazza della Libertà a Roma. I tifosi arrestati e denunciati, riferisce la Questura di Roma, sono tutti appartenenti alle frange ultras. Nei loro confronti verranno emessi provvedimenti di Daspo. Nel corso dei festeggiamenti un folto gruppo si è staccato e ha assalito in via Cola di Rienzo una squadra di agenti del Reparto Mobile, con bombe carta, sassi, bottiglie e spranghe. Almeno una decina di poliziotti sono rimasti feriti. «Intorno alla mezzanotte su via Cola di Rienzo - racconta Andrea Cecchini, presidente del sindacato di polizia Italia Celere - un fronte di 300 ultras laziali ha creato un fronte unico trincerandosi dietro a secchioni dell'immondizia, avanzando davanti alla squadra degli agenti. I tifosi hanno cominciato a lanciare bombe carta, forse un centinaio, sassi e bottiglie: c'era tanto fumo. Gli agenti hanno risposto con un lacrimogeno e poi con una carica di alleggerimento per disperderli. Un agente è stato raggiunto da una bomba carta a un ginocchio e un altro a un polpaccio. Altri hanno riportato contusioni e lesioni varie».

Il presidente Lotito: sono pseudo tifosi, ne risponderanno
«Per me il tifoso è colui che vive la propria fede calcistica con passione, ma nel rispetto delle regole. Quelli sono pseudo tifosi, che fanno scelte diverse e risponderanno di queste scelte diverse». Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, si esprime così in merito agli scontri tra tifosi e polizia avvenuti ieri nei pressi di Piazza della Libertà in occasione delle celebrazioni per i 119 anni del club biancoceleste. «Io sono il presidente della Lazio e rispondo dei miei comportamenti e della società, non posso rispondere dei singoli - sottolinea Lotito a margine dell'iniziativa "La Lazio nelle scuole" -. Come ha detto Salvini la responsabilità è personale e ognuno deve assumersi le colpe dei propri comportamenti. Se io faccio queste iniziative nelle scuole è proprio per evitare che ci siano comportamenti fuori dalle regole. Sto cercando d'inculcare questi concetti e valori ai piccoli, bisogna rispettare le norme. Tutto ciò che esula da questo, è responsabilità di chi sbaglia».

Suor Paola: non chiamateli tifosi
In piazza della Libertà a Roma, poco prima che scoppiasse la guerriglia urbana, a festeggiare i 119 anni della Lazio c'era anche suor Paola, la religiosa tifosissima degli aquilotti. «Vado alla festa della Lazio ogni anno. E prima di mezzanotte era tutto tranquillo, una simpatica festa colorata come ogni anno insieme a tanti tifosi laziali - racconta la suora che da tanti anni porta il suo aiuto nelle carceri -. Se fossi rimasta oltre, sarei andata a parlare con queste persone, che certamente non sono dei tifosi perché un tifoso non si incappuccia mai, per cercare di capire il perché di queste azioni vergognose».

La suora riflette sulle conseguenze della guerriglia urbana della notte, pensa ai poliziotti feriti. C'è chi chiede il carcere, chi invoca il Daspo a vita per gli autori dei fatti. «Io in carcere incontro tanti detenuti, anche persone che hanno avuto il Daspo, ma non è che risolva molto. E non mi trova d'accordo nemmeno l'ipotesi della chiusura degli stadi sui cori razzisti perché significherebbe punire tante famiglie e gente perbene che la domenica va allo stadio per vedere in tranquillità la squadra del cuore. A ogni modo mi viene da pensare che anche quelli di stanotte non siano tifosi ma persone che vogliono seminare guerriglia e distruzione. Nulla a che vedere col tifo».

Secondo suor Paola più che la repressione servirebbe una seria riflessione: «Occorre un incontro con politici, giocatori, tifosi. Un faccia a faccia per fare il punto della situazione e cercare di capire dove si sta andando. Perché un conto è lo sfottò a voce tra tifosi al quale tante volte assisto anche io allo stadio, altra cosa è la guerriglia urbana che nulla ha a che vedere con il tifo. Serve una indagine seria».

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