mercoledì 6 aprile 2016
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La crisi sembra proprio finita. Almeno per il commercio delle armi. Dopo tre anni di relativa stasi, nel 2015 ha ripreso a ruggire. Più 1 per cento, per un totale di 1.676 miliardi di dollari. I dati sono stati forniti, come ogni anno, a Stoccolma dal Sipri (Stockholm international peace research institute) e rilanciati in Italia da Rete disarmo. Sono numeri che vanno letti con accortezza. È vero, infatti, che quei mille miliardi e passa sono il 2,3 per cento del Prodotto interno lordo mondiale, ma è anche vero che i primi 15 Paesi della classifica, da soli, spendono in armi l’81 per cento del totale. In altri termini, c’è chi investe un’enormità e chi pochi spiccioli, si fa per dire. La parte del leone, insomma del boss degli eserciti, la fanno come sempre gli Usa: 600 miliardi di dollari, pari al 36 per cento, ossia più di un terzo delle spese mondiali per le armi sono appannaggio di un solo Paese. Tanto? Tantissimo, eppure meno del passato, perché alle sue spalle si stanno armando pesantemente Paesi in crescita, investendo in armi cifre sempre più baldanzose. Segue la Russia? L’apparenza, come l’impegno recente in Siria e le dichiarazioni bellicose di Putin, inganna. Al secondo posto avanza silenziosa la Cina, con 215 miliardi di dollari e una crescita annuale del 7,4 per cento. E al terzo posto, sorpresa, troviamo l’Arabia Saudita con più di 87 miliardi di dollari e un incremento del 5,7 per cento. La Russia sale del 7,5 per cento (oltre 66 miliardi di dollari), ma non abbastanza per lasciare il quarto posto. Evidentemente, l’impegno militare saudita nello Yemen succhia risorse in quantità superiori a quanto immaginiamo. Ma il conflitto nel sud della penisola araba è lontano dai riflettori, puntati tutti su Siria, Iraq e Libia. Né va escluso (sono nostre deduzioni) che l’Arabia ami armare non soltanto se stessa... E l’Italia? Con poco meno di 24 miliardi di dollari si colloca al dodicesimo posto a livello mondiale, con un 1,4 per cento totale, in coda a un calo incessante registrato negli ultimi dieci anni. Ma sono dati attendibili? Per Rete disarmo no. I meccanismi di finanziamento della Difesa non sarebbero del tutto limpidi e leggendo i dati della Legge di stabilità – scrive nel suo rapporto Rete disarmo – si otterrebbe un totale di 23,12 miliardi di euro, equivalenti a oltre 25 miliardi di dollari, più di quanto segnalato dal Sipri, che potrebbe non aver calcolato le voci 'extra bilancio', tra cui le missioni mi-litari, su cui la Difesa può contare. Proprio ieri, come ogni anno, s’è celebrato il Global Day of Action against Military Spending, con iniziative che si protrarranno fino al 18 aprile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Rapporto Sipri
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