giovedì 5 luglio 2012
Alta tensione tra Enti locali ed esecutivo, che dovrà varare in serata il provvedimento sulla spending review. La sforbiciata prevista dal decreto, dalla Pubblica amministrazione alla sanità alla giustizia, non piace a molte delle categorie coinvolte che minacciano battaglia. Già domani gli avvocati hanno annunciato lo stop dei tribunali.
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Governo riunito per decidere sui tagli alla spesa pubblica: si punta a stop agli aumenti Iva dopo luglio 2013; tagli alla sanità anche nel 2014, sforbiciata di 200 milioni al fondo università dal 2103; arriva la stretta sugli enti locali ma viene estesa la salvaguardia ad altri 55 mila esodati.Alta tensione tra Enti locali e governo. La sforbiciata prevista dal decreto, dalla Pubblica amministrazione alla sanità alla giustizia, non piace a molte delle categorie coinvolte che minacciano battaglia. Già domani gli avvocati hanno annunciato lo stop dei tribunali.Il ministero della Salute, intanto, smentisce che esistano già delle liste di piccoli ospedali che saranno chiusi per effetto del decreto del governo: "Non esistono liste di ospedali da chiudere, nè nessuno le sta predisponendo", si legge in una nota. Ma i governatori ritengono i tagli decisi dal governo nella sanità per il 2012 "irricevibili", visto che "sono venite meno le normali relazioni istituzionali tra governo e regioni, incidendo negativamente sui principi costituzionali".Anche l'Unione delle Province parla di "tagli lineari a Regioni, Province e Comuni, che non premiano l'efficienza degli enti e incidono direttamente sui servizi ai cittadini". La protesta è bipartisan e coinvolge tutti i governatori: da Nichi Vendola che parla di "macelleria sociale" a Renata Polverini secondo cui le decisioni del governo "mettono in crisi il sistema". "Nessuno pensi di fare cassa mettendo le mani nelle tasche degli italiani, non saremo disposti a sostenere misure che riducano i diritti e le tutele degli italiani", avverte Maurizio Gasparri, del Pdl. La spending review "deve tagliare gli sprechi e non i servizi sociali a favore dei cittadini". Gasparri lascia comunque uno spiraglio, chiarendo che "giudicheremo il merito dei provvedimenti, nella consapevolezza che è meglio tagliare la spesa che aumentare le tasse".Anche il Pd ribadisce che la spesa sociale non deve essere toccata. Durissimo Antonio Di Pietro, secondo cui per il governo la spending review si traduce in un "gioco sporco". "Come altro si può chiamare il paventato taglio dei fondi all'università e alla scuola pubblica per dare altri soldi a quella privata? Come altro si può definire il taglio dei posti letto negli ospedali e delle risorse alle regioni, che saranno costrette a ridurre drasticamente i trasporti locali, a danno dei pendolari che ogni mattina vanno a lavorare?". Il governo "non è intervenuto sulle spese militari, dove il solo acquisto degli F35 vale 15 miliardi, nè ha eliminato i privilegi della casta, le province, i consigli di amministrazione pubblici e le auto blu".E anche Beppe Grillo, in una lettera ai parlamentari, al governo e al presidente della Camera accusa la classe politica di essere "responsabile della deriva sociale che può fare esplodere l'Italia. Il Paese si è rotto i c. - dice Grillo - di una massa di incapaci che ha accumulato duemila miliardi di debito e che si riempie la bocca di parole senza significato.
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