giovedì 24 marzo 2022
«Subito una rete tra Comuni, Tribunali e Garante per tutelare le centinaia di bambini profughi che arrivano da noi»
Lo sguardo perso nel vuoto, le lacrime, la paura: ecco i volti dei bambini scappati da Mariupol e accolti in un centro a Zaporizhia

Lo sguardo perso nel vuoto, le lacrime, la paura: ecco i volti dei bambini scappati da Mariupol e accolti in un centro a Zaporizhia - Reuters

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«Nessuno in questo momento deve pensare di adottare un bambino ucraino fuggito a causa della guerra. Nessuno deve pensare di avviare un affido 'a tempo indeterminato'. Questi piccoli vanno certamente aiutati, ma tutto dev’essere coordinato con le autorità di governo, tribunali per i minori, garante per l’infanzia che si muovono di concerto con le autorità ucraine. Questi bambini non sono orfani, tantissimi, almeno, hanno i genitori. Rispettiamo la loro storia. Gli abusi sono già stati anche troppi».

È un appello drammatico quello lanciato da Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, che da domenica scorsa è in Polonia nell’ambito di una missione dell’intergruppo parlamentare infanzia del Parlamento europeo. Ma Caffo è anche membro della Pontificia commissione per la tutela dei minori. Inevitabile che la sua attenzione si diriga allo stesso tempo sull’impegno della Chiesa, in particolare sullo sforzo delle parrocchie polacche impegnate nell’accoglienza dei profughi fin dall’inizio del conflitto. «La tutela dei minori, dopo quanto capitato, è tra le priorità anche della Chiesa polacca che interviene con grande attenzione e sensibilità. Certo, qui le comunità sono ormai al limite, di fronte all’arrivo di migliaia e migliaia di minori. I controlli ci sono, ma gli operatori hanno bisogno di sostegni e di risorse».

Perché, di fronte all’impegno straordinario dell’accoglienza 'buona', con numerosi centri dove bambini e ragazzi non accompagnati ricevono i primi soccorsi, si è fin da subito messa in moto anche la macchina dell’accoglienza 'oscura', quella gestita dalla criminalità che punta sui bambini per avviarli alla tratta, alla prostituzione, al mercato della pedofilia. «Si parla di decine, forse di centinaia di bambini che non rispondono più all’appello – riprende Caffo, che ha visitato tra l’altro i centri d’accoglienza per minori di Chelm, a 17 km dall’Ucraina, poi di Stalowa Wola – ma conoscere i numeri esatti è impossibile. Certo è che, soprattutto nelle prime due settimane, tutti qui hanno visto decine di pulmini provenienti da vari Paesi europei, arrivare e andarsene con bambini, magari accompagnati da donne di cui però nessuno ha potuto accertare l’identità. Il fatto è che tante mamme hanno accettato di portare oltre il confine ucraino, oltre ai propri figli, anche bambini loro affidati da conoscenti o da vicini che han- no preferito rimanere in patria. Quindi, arrivati in Polonia, magari si sono affidati ad associazioni di volontariato o altri enti non meglio definiti che hanno assicurato tutela e assistenza per i piccoli».

E invece a chi sono stati affidati? Anche dall’Italia, prosegue Caffo, si sono mossi in tanti per aiutare i bambini in fuga dalle bombe. La maggior parte, certamente, con intenzioni positive, grazie agli interventi di associazioni già collaudate. «Anche se – sottolinea l’esperto – si tratta di interventi d’emergenza che non possono essere condotti senza il coordinamento delle autorità. La buona volontà è sempre lodevole, ma quando parliamo di minori è doveroso il rispetto assoluto delle regole, perché il rischio abusi è sempre incombente, soprattutto in una situazione confusa come questa». Il grande interrogativo, come detto, riguarda il numero di bambini sfuggiti ai controlli.

L’Unicef riferisce che circa il 28% delle vittime identificate della tratta a livello globale sono bambini, ma il potenziale di rischio per i bambini dall’Ucraina è molto più alto. «I bambini sfollati sono estremamente vulnerabili dopo essere stati separati dalle loro famiglie e rischiano facilmente di finire nel giro dello sfruttamento e del traffico di essere umani», ha detto Afshan Khan, direttore regionale dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale. Solo al confine tra Ucraina e Romania, sempre secondo i dati Unicef, sarebbero stati contati e identificati 500 minori non accompagnati, ma la cifra reale, ammettono i funzionari, è probabilmente molto più alta, forse il doppio. Molti di più quelli che sarebbero fuggiti in totale dall’Ucraina in queste settimane di guerra. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia parla di minaccia di 'minaccia reale e crescente' per quanto riguarda tratta e sfruttamento, per oltre 1,5 milioni di bambini ucraini.

«Ecco perché – riprende il presidente di Telefono Azzurro – almeno per quanto riguarda l’Italia, servono risposte concrete, interventi in rete coordinati tra tribunali per i minorenni, Comuni, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. I bambini non vanno sradicati. Le famiglie disponibili all’accoglienza e le associazioni di cui fanno parte, devono sapere che si tratterà di brevi periodi di assistenza, sempre coordinati a livello istituzionale. Anche gli inserimenti scolastici vanno programmati con grande attenzione. Nulla va lasciato all’improvvisazione. Siamo di fronte a piccoli che hanno sofferto l’indicibile e che parlano solo in ucraino. Siamo stati con loro nei vari centri d’accoglienza visitati. Hanno lo sguardo spento, non hanno voglia di giocare e, soprattutto quelli rimasti soli, sembrano aver perso fiducia negli adulti. Ecco, sono proprio questi bambini, non pochi anche affetti da varie disabilità, che devono essere tutelati con tutta l’attenzione possibile dai pericoli dello sciaccalaggio'.

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