venerdì 26 maggio 2023
La 41enne trans brasiliana senza dimora ha detto di avere paura a denunciare gli agenti della Polizia municipale, ma se non lo farà la procura non potrà procedere con l'inchiesta
Un frame del video che riprende l'intervento di alcuni vigili urbani di Milano contro una trans

Un frame del video che riprende l'intervento di alcuni vigili urbani di Milano contro una trans - Fotogramma

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Ha detto che forse denuncerà, ma anche che ha paura e che è convinta di essere finita in una brutta storia, la 41enne brasiliana che è stata presa a manganellate dai vigili urbani mentre cercavano di ammanettarla.

Certo è che se non dovesse presentare formale querela entro 90 giorni a partire da mercoledì scorso non ci sarà nessuna inchiesta della Procura che, in assenza di denuncia di parte, sarebbe costretta a dichiarare l’improcedibilità. È il “rasoio di Occam” della riforma Cartabia, che ha eliminato la procedibilità d’ufficio anche per le lesioni personali con prognosi tra 20 e 40 giorni. Gli inquirenti al momento procedono a carico di ignoti per lesioni aggravate dall’abuso della pubblica funzione. Prima di procedere con le iscrizioni nel registro degli indagati in procura vogliono infatti definire e distinguere con chiarezza la posizione degli agenti intervenuti.

La procuratrice Aggiunta Tiziana Siciliano, che coordina le indagini con il procuratore Marcello Viola, sta raccogliendo testimonianze e altri elementi per avere un quadro preciso e poi valutare le singole responsabilità. Tre le relazioni finora presentate: una del comandante dei vigili Marco Ciacci, una degli stessi agenti filmati e una dell’agente che mercoledì alle 8 si trovava nei pressi del parco Trotter e che ha avvertito, dando l’allarme, i colleghi della presenza di una persona molesta.

L’intervento dei vigili era infatti iniziato qui, in zona via Padova, in seguito con la segnalazione di una 41enne brasiliana seminuda, alterata e in stato confusionale davanti alla scuola elementare. Tra le deposizioni raccolte anche quella dell’operatore ecologico dell'Amsa aggredito dalla transgender. I video girati dagli studenti dell’università Bocconi che riprendono quel che è accaduto invece un’ora dopo in via Sarfatti sarebbero due.

Dalle telecamere del campus universitario potrebbero anche arrivare indicazioni utili a capire la dinamica dei momenti precedenti e successivi a quelli in cui vengono immortalati gli agenti della polizia locale che colpiscono la persona a terra con un manganello e dei calci, spruzzandole lo spray al peperoncino sul viso. I due vigili in questione non sono dei novellini; hanno 24 e 15 anni di servizio e sono insieme in pattuglia da 12 anni. I due neoassunti sono invece l’uomo e la donna che non partecipano all’azione.

«Quello che è intervenuto con lo spray al peperoncino è un istruttore tecnico operativo, ed è quello che ha preso i calci quando è andato per aiutarla. Questi sono pluridecorati, hanno salvato persone da suicidi e infarti», ha specificato il segretario del Sulpl Daniele Vincini in loro difesa. Quanto alle manganellate «erano colpi per ammorbidire, non per fare male - ha provato poi a spiegare il sindacalista -. Se li guardate bene - ha sostenuto - sono tutti colpi indirizzati solo a “prendere” l’attenzione», concludendo che però «era meglio che non ci fossero».

«Io le mie idee su questa vicenda me le sono fatte», ha detto laconico il sindaco di Milano Beppe Sala. «Gli agenti - ha ricordato - ora sono ai servizi interni e non sono più in strada, ci sono indagini in corso quindi io non mi sento di dire altro, se non, a tutti quelli che scrivono “licenziateli”, che le cose non funzionano così. Vanno fatti dei passi formali - ha aggiunto il sindaco - altrimenti qualunque atto sarebbe inefficace. Ci sono regole e procedure da rispettare e noi stiamo esattamente facendo questo», ha concluso.

Quanto alla 41enne, senza dimora e con precedenti, ha rifiutato di essere medicata e deve ancora essere sentita dagli inquirenti. Ieri dopo, la denuncia, è tornata nella zona del parco Trotter dove è stata intervistata da Repubblica.it. «Bruna», questo il nome con il quale A.M. è conosciuta, ha ammesso di essere stata «su di giri» l’altra mattina, di aver bevuto e fumato una canna, ma di non aver fatto niente per meritare di essere stata trattata «come un cane».

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