mercoledì 22 luglio 2015
​Profughi. Il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca: le istituzioni lavorino in sinergia. Le tendopoli non servono. (Davide Parozzi)
I prefetti accusano: lasciati soli
Ecco l'Italia che sa accogliere i profughi
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Solidarietà e legalità, una bella sfida. «Certo non è facile. Occorre trovare un punto di equilibrio spesso variabile in un contesto in continuo movimento. Un impegno da aggiornare di ora in ora, una situazione con molti aspetti che devono essere tutti ricondotti a una soluzione. Per questo è fondamentale che le istituzioni lavorino in sinergia». Francesco Paolo Tronca è il prefetto di Milano. È toccato a lui gestire la 'criticità' («Non chiamatela emergenza») dell’arrivo in città di migliaia di profughi. Una regia discreta ma ferma che ha portato a risolvere anche le situazioni più complesse senza mai scindere il binomio accoglienza e rispetto delle leggi. Una ricetta non esiste, ma di sicuro un metodo si può cercarlo. L’arrivo di tante persone ha creato dei problemi che abbiamo risolto ponendoci due obiettivi. Il primo è quello della serenità della collettività, della tranquillità del territorio. Prevenire il disagio collettivo, questa è stata una delle stelle polari del nostro lavoro. La seconda pista è quella del rispetto della dignità delle persone. Chi arriva deve ricevere cura e assistenza e questo è stato possibile a Milano. Una città che ha dimostrato ancora una volta il suo grande cuore e la sua grande disponibilità. Rivolgo per questo un grazie ai milanesi una volta ancora generosi e disponibili. Dalle istituzioni, da tutte le istituzioni è stato fatto quanto si poteva? In questi casi la risposta corale è fondamentale. E in questa sinergia sta la forza di Milano In questa capacità di dialogo e ascolto fra i diversi punti di vista. Proprio quello che talvolta è sembrato mancare.. La capacità di esprimere il proprio punto di vista è importante. Forse da migliorare è la capacità di ascolto di quello altrui. Ma è da qui che arrivano le soluzioni condivise. Da soli si fa poco. Anche se una istituzione deve fare quello che le compete e andare avanti. A Milano però è arrivata moltissima gente. Abbiamo vissuto una situazione molto complessa. Da una parte c’erano gli immigrati che venivano mandati qui dal Ministero degli Interni che divideva le persone tra le regioni secondo una attenta e ben collaudata strategia. Queste venivano poi separate secondo la capacità ricettiva di ogni provincia e assegnate ai diversi territori dai prefetti competenti. Dall’altra parte Milano ha affrontato una sorta di accoglienza parallela soprattutto di siriani ed eritrei che sono solo di passaggio. Ma i diritti sono gli stessi per tutti. Ci troviamo di fronte a una umanità in transito che cerca di raggiungere mete al di fuori dell’Italia e che per questo si accalca alla stazione Centrale in attesa di partire. Proprio lo spettacolo delle persone che si ammassavano in Centrale ha scatenato molte polemiche. Abbiamo fatto in modo di preservare l’immagine della Centrale come biglietto da visita per chi arriva in città. Per questo siamo intervenuti per liberare i mezzanini e la Galleria delle Carrozze. Non abbiamo permesso bivacchi all’interno dello scalo ma ci siamo impegnati per trovare punti di accoglienza vicini grazie anche alle Ferrovie dello Stato dove sistemare queste persone. Abbiamo in altre parole garantito la legalità. Un concetto che mi sta molto a cuore: il rispetto delle regole è importante e come prefetto ho fatto e farò di tutto perché sia assicurata l’osservanza delle leggi del nostro ordinamento. I sindaci coinvolti come rispondono, cosa chiedono? Molti sottolineano la carenza delle strutture di accoglienza e spesso hanno ragione. Ma si può rimediare perché esistono molte strutture vuote che con veloci e minimi interventi strutturali di adattamento possono essere adibite a spazi di prima accoglienza. Anche se bisogna anche concentrarsi sulla seconda accoglienza, creare una rete. E in questo caso sento di dovere dire un grazie fortissimo a Caritas Ambrosiana che è in prima linea. Qualcuno ipotizza anche tendopoli. Sono contrario. La tenda va bene una notte che piove e fa freddo, ma il giorno dopo va smontata e trovata una soluzione stabile. Quale idea si è fatto dopo avere affrontato questa 'criticità'? Che i problemi non si risolvono con i proclami. Da qualsiasi parte arrivino. Sento già qualcuno che si lamenta. E farebbe male. La forza dei prefetti è la neutralità, la terzietà. Il nostro compito è quello di intercettare gli umori della società, capire cosa si muove, interpretarlo ed evitare ricadute negative. Ascoltare e agire per obiettivi e risultati. È quello che ho fatto e continuerò a fare.
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