sabato 15 febbraio 2020
Cinque milioni all'anno (più due) per rendere vivibili le baraccopoli degli stagionali. Dalle pieghe della Legge di bilancio spuntano risorse che aspettano di essere impiegate
Uno dei tanti roghi nel ghetto di Foggia, 200 baracche distrutte nella notte del 4 dicembre 2019

Uno dei tanti roghi nel ghetto di Foggia, 200 baracche distrutte nella notte del 4 dicembre 2019 - Ansa / Franco Cautillo

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Fondi per superare i ghetti e sanare il degrado delle aree a maggior presenza di immigrati. E un primo passo sulla questione della residenza dei senza dimora, denunciata da mesi dalle associazioni di volontariato. Sono le piccole ma importanti novità sul fronte dell’accoglienza. Passate in sordina, ma segno di una maggiore e concreta attenzione del governo, e in particolare del ministero dell’Interno.

Partiamo dai soldi. Un decreto del ministero dell’Economia del 30 dicembre 2019, in attuazione della Legge di bilancio 2020, prevede lo stanziamento di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022, gestito dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale e destinato a “Spese per il completamento degli interventi strutturali volti ad assicurare idonee condizioni logistiche e il superamento di criticità igienico-sanitarie degli insediamenti spontanei di stranieri, anche in relazione allo svolgimento di attività lavorativa stagionale”. Si tratta in particolare di Castel Volturno, del Foggiano, di Rosarno e San Ferdinando.


15 milioni lo stanziamento previsto dalla Legge di bilancio per tre anni e destinato agli alloggi per braccianti stranieri

E proprio i due Comuni calabresi sono destinatari di un ulteriore finanziamento, previsto dall’articolo 1, comma 318 della Legge di bilancio. È un finanziamento di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022, per consentire l’ammodernamento e lo sviluppo dell’area del retroporto di Gioia Tauro. Risorse finalizzate alla realizzazione di opere di riqualificazione nell’ambito della viabilità, dei trasporti, della logistica e del decoro urbano.

Ghetto di Rignano Garganica

Ghetto di Rignano Garganica - Foto Antonio M. Mira

Sono proprio queste ultime parole a interessare l’area dove si trovava l’indegna baraccopoli e ora la nuova tendopoli, come ci spiega il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi: «Con questi fondi potremo finalmente rimuovere i rifiuti, i resti della baraccopoli abbattuta nel marzo 2019. Ci servono 350mila euro e spero che li avremo presto. Abbiamo poi presentato un piano di interventi per il superamento del degrado dell’area. I fondi ci serviranno per rifare alcune strade e installare l’illuminazione. Un servizio per gli immigrati e per tutti i cittadini». Si sana così il vuoto creato dopo lo smantellamento della baraccopoli. L’allora ministro Salvini, esultando per lo sgombero, aveva annunciato i finanziamenti sia per i rifiuti che per il superamento del degrado. Mai arrivati. Fino ad ora, con un nuovo ministro.


850 le persone ospitate nella nuova tendopoli dopo lo sgombero del ghetto di San Ferdinando, in Calabria

I due milioni serviranno anche a ristrutturare il campo container per l’accoglienza dei migranti in contrada Testa dell’Acqua di Rosarno, realizzato nel 2010 e senza gestione da anni. E per rendere finalmente utilizzabili, sempre a Rosarno, le sei palazzine, 250 posti letto per i braccianti immigrati, completate nel 2018 ma mai abitate. Un cambio di rotta. Anche se ora serviranno progetti per spendere bene i fondi.

Ricordiamo che nel giugno 2017 il governo Gentiloni aveva istituito la figura del commissario straordinario per le aree di Castel Volturno, Foggiano e San Ferdinando. Dopo un anno non erano stati confermati dal governo Lega-M5s, riportando le competenze ai prefetti. Ora arrivano i fondi.

E anche un’importante precisazione: da mesi la Caritas e altre associazioni denunciavano la difficoltà ad ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno per chi non aveva una residenza, ma molti Comuni non procedevano all’iscrizione anagrafica degli immigrati senza dimora, come chi vive in un ghetto. Il che impediva regolari contratti di lavoro o addirittura il rinnovo, ma anche affittare una casa, accedere a molti servizi per sé e la famiglia. Avvenire ne ha scritto più volte, raccogliendo le preoccupazioni degli operatori, in particolare nel Foggiano e nel Reggino. Ed è stato proprio il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, ex prefetto di Foggia, a porre la questione al ministero.

A dicembre il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha dato indicazioni sull’iscrizione anagrafica per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per protezione internazionale. E ha evidenziato che «ai sensi della disciplina anagrafica, nei registri della popolazione residente sono iscritti, indistintamente e con gli stessi effetti, sia coloro che hanno fissato la residenza nel Comune, sia coloro che sono senza fissa dimora e che nel Comune stesso hanno stabilito il proprio domicilio. Pertanto, il requisito dell’iscrizione anagrafica è da intendersi assolto nel caso di iscrizione delle persone senza fissa dimora nel registro della popolazione residente». È il famoso “domicilio fittizio”. Finalmente chiarezza ma non risolutiva. Restano infatti fuori sia i richiedenti asilo, sia i titolari dei permessi speciali. L’ennesima conseguenza negativa del decreto Salvini. Un’ulteriore conferma dell’urgenza della sua profonda correzione.

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