lunedì 16 ottobre 2017
Complice il clima mite e l'assenza di piogge in molte città italiane è già stato raggiunto il picco delle polveri sottili. Nel report di Legambiente la mappa dei ritardi di regioni e sindaci
Una fotografia scattata a Milano la mattina di domenica 15 ottobre. La cappa di inquinamento sulla città è impressionante

Una fotografia scattata a Milano la mattina di domenica 15 ottobre. La cappa di inquinamento sulla città è impressionante

COMMENTA E CONDIVIDI

L'inquinamento è cronico e l'emergenza smog non conosce più stagioni. Quest'anno, il picco di polveri sottili nell'aria non ha aspettato l'inverno, ma è arrivato con largo anticipo, prima in primavera e poi in autunno, complici i cambiamenti climatici e poi la mancanza di interventi strutturali da parte di regioni e sindaci per arginare il problema. Con un autunno quasi estivo e l'assenza di piogge, da gennaio a metà ottobre sono 25 le città che hanno superato il limite di 35 giorni con una media giornaliera oltre i 50 microgrammi per metro cubo previsto per le polveri sottili (Pm10).

Ben 24 di queste appartengono a quattro regioni del nord Italia: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Bollino rosso per Torino, con 66 giorni di superamento di Pm10, Cremona (58 giorni) e Padova (53 giorni). Ma anche le altre città hanno comunque già superato, nella maggior parte dei casi, i 40 giorni di sforamento come Frosinone (52 giorni di superamento) e Milano (50 giorni). E se nella città lombarda in questi giorni è scattata l'emergenza con diversi giorni consecutivi di superamenti del Pm10 e i primi blocchi dei veicoli inquinanti annunciati già per domani, in Italia si continua a morire per l'aria inquinata con oltre 60mila decessi l'anno a causa dell'esposizione ad inquinamento da polveri sottili (Pm 2,5), ossidi d'azoto (No2) e ozono (O3).

La mappa dei ritardi

Ora si cerca di correre ai ripari dato che, in questi mesi, sono stati messi in atto pochi interventi concreti nonostante, già da marzo, città come Torino, Alessandria, Asti, Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Venezia, Padova e Vicenza (solo per citarne alcune) avessero ampiamente sforato i 35 giorni di “mal d'aria”. Lo denuncia Legambiente diffondendo i primi dati sul Pm10 nel report "L'emergenza smog e le azioni (poche) in campo".

(>> LEGGI LA VERSIONE INTEGRALE DEL REPORT)

Sul banco degli imputati, per l'associazione ambientalista, i ritardi di regioni e sindaci, i principali responsabili dei "Piani di risanamento dell'aria", che in questi mesi avrebbero dovuto definire azioni ad hoc e misure stagionali. E i primi ritardi arrivano proprio dalle Regioni del nord che ogni anno sono le prime "vittime" dell'emergenza polveri sottili. Come le Regioni Piemonte e Veneto non hanno approvato la delibera stagionale di misure antinquinamento.

In Piemonte, la proposta di delibera è ferma ad oggi in Commissione Ambiente del Consiglio Regionale e dovrebbe essere approvata nei prossimi giorni. Da quel momento i sindaci dei 54 Comuni con oltre 20mila abitanti (che negli ultimi 5 anni hanno superato per almeno 3 anni il limite di 35 sforamenti) dovranno emanare entro il 30 ottobre le conseguenti ordinanze. Tra gli altri ritardi che Legambiente analizza nel suo report, si segnala il dietrofront della Lombardia nella lotta allo smog. I vecchi Piani di risanamento dell'aria, quelli varati anni fa dal presidente Formigoni, prevedevano la messa al bando nel semestre invernale degli Euro 3 già dall'inverno scorso ma il presidente Maroni ha deciso ancora un rinvio. Il Comune di Milano manterrà il divieto sul territorio e controllerà i trasgressori con le telecamere dell'Area C" del centro città.

Ritardi si registrano anche in Veneto, dove a fine novembre la Regione ha emesso delle linee guida relativamente al blocco degli Euro3 nel caso in cui zone/agglomerati raggiungano il livello di criticità 2 (ossia quando viene superata la concentrazione media giornaliera di 100 microgrammi al metro cubo per 3 giorni consecutivi). Il piano, definito sperimentale con durata fino al 31 marzo 2017, non è stato rinnovato lasciando così i sindaci senza indicazioni. La Giunta regionale si è limitata a ratificare il Protocollo con il ministero per l'Ambiente prevedendo limitazioni dall'ottobre 2018 solo nei comuni sopra i 30.000 abitanti, senza tener conto delle zone omogenee o agglomerati di comuni precedentemente stabiliti.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: