giovedì 9 luglio 2020
Oltre 30mila neonati e sei bambini sono stati identificati con diagnosi di Sma, malattia rara che progressivamente indebolisce le capacità motorie
Progetto pilota per diagnosticare la Sma, atrofia muscolare spinale

Progetto pilota per diagnosticare la Sma, atrofia muscolare spinale - Archivio

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Oltre 30mila neonati nel Lazio e in Toscana sono stati sottoposti a screening neonatale per l’atrofia muscolare spinale (Sma) e sei bambini sono stati identificati con diagnosi di Sma, malattia rara che progressivamente indebolisce le capacità motorie ed è la prima causa di morte genetica infantile. Questi i primi traguardi raggiunti a oggi dal 5 settembre 2019, data di avvio del Progetto Pilota coordinato dal Dipartimento di Scienze della vita e sanita pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma e realizzato in collaborazione con i centri nascita, le Istituzioni regionali, l’impegno di Famiglie Sma e dell’Osservatorio Malattie Rare (Omar), grazie al supporto non condizionato di Biogen Italia.

Il Progetto Pilota di screening neonatale per la Sma consente per la prima volta in Italia la possibilità di un test genetico universale – volontario e gratuito – per i bambini nati nel Lazio e in Toscana. Una piccola goccia di sangue prelevata dal tallone rappresenta una svolta storica per la comunità di pazienti con atrofia muscolare spinale, perché la diagnosi precoce unita a una terapia efficace è in grado di cambiare la storia naturale della malattia.

«La diagnosi non sarà più una condanna, ma un salvavita», spiega la presidente di Famiglie Sma Daniela Lauro. Dal 2017 esiste infatti un trattamento efficace per la patologia: un farmaco (incluso da Aifa tra i farmaci cosiddetti innovativi) per il quale è stato dimostrato che il trattamento somministrato prima che si manifestino i sintomi è molto più efficace di quello in presenza dei segni clinici della Sma. In base ai dati disponibili, bambini con diagnosi predetta di Sma grave, che avrebbero avuto un’aspettativa di vita inferiore ai due anni per la storia naturale della malattia, hanno avuto invece nella maggior parte dei casi tappe di sviluppo motorio sovrapponibili a quelle dei bambini non affetti, fino ad acquisire la deambulazione autonoma. In alcuni bambini la malattia non si manifesta, o si manifesta in forma lieve.

I risultati del progetto sono stati presentati stamattina durante la conferenza stampa on line moderata da Ilaria Ciancaleoni Bartoli, direttore Osservatorio Malattie Rare Omar, con Stefania Saccardi, assessore al Diritto alla Salute, al Welfare e all’Integrazione socio-sanitaria e sport della Regione Toscana; Alessio D’amato, assessore alla Sanità e Integrazione Socio-Sanitaria della Regione Lazio; Daniela Lauro, presidente di Famiglie Sma; Giuseppe Banfi, amministratore delegato Biogen Italia; Alessandra Barca, Area Promozione della Salute e Prevenzione della Regione Lazio; Cecilia Berni, Qualità dei Servizi e Reti Cliniche, Regione Toscana; Eugenio Mercuri, direttore Unità Operativa Complessa Neuropsichiatria Infantile, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs; Francesco Danilo Tiziano, professore associato di Genetica Medica, Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma; Alice Donati, responsabile Soc Malattie Metaboliche e Muscolari Ereditarie del Meyer di Firenze e Carlo Dani, coordinatore della Rete Neonatale per la Regione Toscana.

Nei primi nove mesi dello studio sono stati sottoposti a screening oltre 30mila neonati nelle due Regioni (più di 25mila nel Lazio e oltre 5mila in Toscana) e sono stati identificati sei pazienti con Sma (quattro nel Lazio e due in Toscana). L’adesione dei centri nascita ha raggiunto un ottimo risultato: il 95% circa nel Lazio e il 100% in Toscana. Analoga soddisfazione per l’adesione dei genitori: oltre l’85% nel Lazio e il 90% in Toscana.

Si tratta solo dei primi risultati, perché entro il 4 settembre 2021, data di conclusione del progetto previsto per due anni, si conta di offrire una diagnosi precoce a circa 20 bambini di cui l’80% affetto da Sma I o II, le forme più gravi della malattia. Lo studio in appena nove mesi ha già cambiato il destino di sei neonati e delle loro famiglie, ma l’obiettivo è più ambizioso: dimostrare che è possibile estendere l’esperienza di queste due regioni a livello nazionale, così come già avviene negli Stati Uniti, dove lo screening neonatale per la Sma è stato inserito nell’elenco di quelli raccomandati (Rusp).

«I risultati entusiasmanti degli studi nei bambini pre-sintomatici e l’accesso alle nuove terapie rendono sempre più urgente l’identificazione precoce di questi bambini», sottolinea Eugenio Mercuri, direttore Unità Operativa Complessa Neuropsichiatria Infantile, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs.

«Sebbene i dati siano ancora preliminari – evidenzia il responsabile del progetto italiano Francesco Danilo Tiziano, professore associato di Genetica Medica, Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma - lo studio ha già raggiunto traguardi importanti: ha diffuso la consapevolezza e la conoscenza della Sma, ha consentito di creare una eccellente rete collaborativa con i centri nascita e ha consentito di sviluppare una piattaforma tecnologica in grado di effettuare oltre 1.000 test genetici a settimana in maniera quasi del tutto automatizzata».

«I neonati toscani e laziali hanno un’opportunità di salute in più. Come già per altre malattie che dispongono di screening neonatale da anni, la storia naturale della SMA sarà consistentemente modificata», sostiene Maria Alice Donati, responsabile della Struttura Operativa Complessa di Malattie Metaboliche e Muscolari Ereditarie, del Centro di Eccellenza di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer di Firenze.

«È un progetto che ci rende orgogliosi, primo in Italia e uno dei pochi in Europa. La Toscana ha messo in campo le sue migliori eccellenze come il Meyer, che con il Gemelli di Roma è impegnato in prima linea nella lotta contro questa grave malattia genetica - commenta l’assessore regionale al diritto alla Salute, Stefania Saccardi -. Nonostante l’emergenza epidemiologica dovuta al Covid, siamo andati avanti e gli ultimi cinque punti nascita hanno aderito a inizio maggio. Abbiamo promosso su tutto il territorio, in stretta collaborazione con l’associazione Famiglie Sma, una campagna informativa che ha raggiunto tutti i punti nascita e le sedi territoriali».

«A un anno dall’inizio del Progetto che ci pone all’avanguardia in Europa in tema di prevenzione, siamo felici di aver raggiunto oltre 25mila neonati nel Lazio e ci auguriamo che il percorso intrapreso diventi quanto prima un esempio per tutto il territorio italiano», evidenzia Alessio D’amato, assessore alla Sanità e Integrazione Socio-Sanitaria della Regione Lazio.

«Come associazione di pazienti non possiamo che essere orgogliosi degli obiettivi raggiunti, che stanno disegnando un nuovo futuro per la nostra comunità - sostiene la Presidente di Famiglie Sma Daniela Lauro -. L’Italia è leader in Europa in tema di screening neonatale, ma dal 2018 non è mai pstato attuato l’emendamento Volpi alla Legge 167/2016 (detta “Legge Taverna”), che consentiva di estendere lo screening anche alle malattie neuromuscolari. A febbraio scorso è stato ufficialmente approvato anche l’emendamento Noja, che stabilisce un termine preciso entro cui il Ministero della Salute dovrà completare il processo di ampliamento del panel di malattie diagnosticabili tramite screening (entro giugno 2020). Siamo consapevoli che l’emergenza legata al Covid-19 possa aver ritardato le tempistiche, ma torneremo a sollecitare le Istituzioni perché lo screening esteso anche alla Sma non può più attendere».

«Abbiamo la consapevolezza di poter cambiare concretamente la vita dei bambini e delle loro famiglie e questo ha portato a un’adesione totale: ad oggi in tutti i 24 centri nascita della Toscana è possibile eseguire lo screening per la Sma», conclude Carlo Dani, coordinatore della Rete Neonatale per la Regione Toscana.

Lo studio è coordinato dall’Istituto di Medicina Genomica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e realizzato grazie alla collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma, l’Università Sapienza di Roma, l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Meyer” di Firenze, i Governi Regionali di Lazio e Toscana, i Centri Nascita di Lazio e Toscana, l’associazione di pazienti Famiglie Sma ed è reso possibile grazie al contributo non condizionato di Biogen Italia srl.

In Europa, al momento, sono tre i progetti pilota di screening neonatale per l’atrofia muscolare spinale in corso: oltre al progetto di Lazio e Toscana è in corso uno in due Lander della Germania e uno in una Regione del Belgio.

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