sabato 28 settembre 2013
​Partita da Biella la mobilitazione anti-slot. In centinaia da tutta Italia per premiare il coraggio del bar piemontese che ha deciso di rinunciare alle macchinette (Lucia Bellaspiga)
Il vero senso della fortuna di Leonardo Becchetti
​​​​​​​​​Chi è il giocatore d'azzardo patologico​
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Che sia una scommessa di quelle toste non c’è dubbio. Che la posta in gioco sia notevole, neppure. Che su questa sfida la signora Giuliana Barazzotto, anni 52, abbia puntato molto, è sotto gli occhi di tutti. Il suo è un «azzardo», ma di quelli giusti: nel suo bar non c’è posto per le slot, «perché non ce la facevo più a vedere gente che perdeva i risparmi di una vita, l’attività, la famiglia». È stata tra le prime qualche anno fa a disfarsene. E ieri una folla festosa e originale si è riunita in una sorta di «flash mob» (raduno improvvisato e spontaneo) per premiare il suo coraggio: «Erano ancora gli anni buoni, di crisi non si parlava – racconta – e con tre macchinette guadagnavo milioni. Oggi se tenessi due slot machine mi entrerebbero quasi duemila euro, uno stipendio, però mi sento più ricca senza questi soldi». Questione di coraggio, appunto, e di coscienza.Siamo a Biella, al Bar Freedom (Libertà), un nome che Giuliana ha scelto 26 anni fa, quasi a tracciare un destino che ancora non immaginava. Da qui ieri è partita la SlotMob, la mobilitazione che di tappa in tappa premierà i tanti locali che in tutta Italia stanno facendo la stessa scelta. «Il Bar Freedom è l’apripista, qui c’è spazio solo per il "buon gioco", quello sano, che apre alle relazioni e non ruba nelle tasche di nessuno», spiegano gli studenti del vicino liceo, impegnati nel torneo di calciobalilla, «a quattro per volta, mica da soli davanti a una macchinetta allucinogena». A due passi dal bar svettano infatti due massicci edifici scolastici, proprio quelli che un recente disegno di legge aveva provato a proteggere con una proposta sensata: nessun luogo di azzardo nel raggio di 500 metri da scuole e centri di aggregazione giovanile... Non se n’è fatto più nulla.«Allora è significativo che questa mattina proprio 150 studenti siano venuti qui a fare colazione dal liceo «Sella» e dall’istituto per geometri «Rubens» – spiega Daniele Albanese di «Il filo da tessere», consorzio di cooperative sociali legate alla Caritas – e che a consegnare la targa a Giuliana sia stata una bimba di quattro anni». L’obiettivo è, a partire da Biella, contagiare migliaia di esercizi, dimostrare che è possibile mettere la parola fine alla piaga dell’azzardo, anche se il peggior nemico è lo Stato, quello che più ci guadagna se il vizio dilaga. «La prima cosa da fare è rendere socialmente apprezzata una scelta di questo tipo – continua il giovane –, perché vediamo che oggi l’azzardo in fondo è ancora una cosa accettata, a differenza di droga e alcol». La seconda è sostenere economicamente chi rinuncia agli entroiti pur di non essere complice. «Ecco perché siamo venuti anche da lontano e tutti a nostre spese», testimonia un nutrito gruppo di romani. «Abbiamo iniziato proprio da Roma – dice Gabriele Mandolesi di «Economia e Felicità» (www.economiafelicita.it), un binomio che già nel nome parla di grandi ideali –: tutto ha avuto origine in aprile quando abbiamo letto il libro del professor Becchetti, "Il mercato siamo noi", in cui spiegava che noi acquirenti con le nostre scelte possiamo orientare il mercato». «La prima idea è stata un CashMob a Roma – aggiungono i giovani di «Next», acronimo di Nuova economia per tutti –, in centinaia abbiamo fatto acquisti in un piccolo supermercato equosolidale. Ora tutti contro le slot machine. Dobbiamo molto a economisti come Luigino Bruni e Leonardo Becchetti, perché dalle loro rivoluzionarie idee impariamo a misurare guadagni e perdite secondo parametri diversi dal profitto e alternativi al denaro».E c’erano anche loro ieri a Biella, i due «prof» venuti apposta da Roma, rispettivamente dalla Lumsa e da Tor Vergata. «Voci di donne» hanno letto brani teatrali sul tema del gioco, il gruppo musicale «Pagliaccio» ha cantato «Giocherellone», dialogo ironico sulla storia vera di una famiglia distrutta dall’azzardo, alcuni ex giocatori hanno testimoniato che «eravamo malati, ma guarire si può». Qualche barista dai quartieri vicini si è fermato, ha curiosato, poi ha lasciato un numero di telefono: «Voglio aderire anch’io», dice la proprietaria del bar Chic di Gaglianico...Sul sito www.senzaslot.it i locali sono già migliaia.L’economista Bruni ha dato un nome a tutto questo: «Imprudenza virtuosa», capace di spostare le montagne. Chi più imprudente di una persona che rinuncia a guadagnare denaro? E chi più virtuoso?
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