sabato 7 maggio 2016
​Slot mob in 61 città per dire no all'azzardo. A Roma ad aprire la manifestazione il cardinale vicario: le persone più fragili vittime di una "operazione diabolica".
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Azzardo, l'Italia che dice no
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​C’è aria di festa in piazza Re di Roma. Bimbi che si cimentano con un gioco dell’oca gigante, i più intellettuali che si sfidano agli scacchi e l’immancabile calciobalilla. Una festa all’aria aperta per riscoprire, in un assolato sabato mattina, la bellezza del gioco in strada e la socialità che da esso può derivarne.

Un gioco, insomma, come momento di incontro lontano anni luce dall’isolamento che vlt e casinò online fanno vivere a chi resta intrappolato nella loro rete. È una giornata di sensibilizzazione, ma anche di mobilitazione concreta dal basso, quella dello Slotmob fest nella Capitale, una delle 61 piazze in cui si svolge l’evento nazionale organizzato dal movimento Slot mob per dire no all’azzardo, no alla pubblicità che incentiva a tentare la fortuna e no ad avere il settore in mano a multinazionali private, naturalmente orientate al profitto.

E così quello che in passato era il modo migliore per socializzare e divertirsi, il gioco appunto, si è trasformato "in una vera e propria tragedia", dove le persone più fragili "sono vittime di una operazione diabolica ­- spiega il cardinale Agostino Vallini aprendo la manifestazione - che distrugge la serenità, le persone e le famiglie". Occorre perciò convogliare le persone di buona volontà, "perché diventino massa critica nei confronti di una politica che permette certe cose".

Ad aggravare la situazione, aggiunge il vicario del Papa per la diocesi di Roma, "la maggior parte di queste azioni commerciali sono proprio nelle periferie dove c’è la gente più bisognosa e dove le difficoltà aumentano. Vogliamo aiutare la gente a ragionare, o no?". Chi è nella disperazione perde case, affetti affidandosi alla “dea bendata”. Nessuno è contro le istituzioni, ma ci si deve iniziare a chiedere "cosa si sta facendo per fronteggiare il fenomeno".

E nel caso contribuire a far arrivare la voce della consapevolezza e dei cittadini fino "ai governi, in questi anni sordi". A ricordarlo il direttore della Caritas Roma, monsignor Enrico Feroci, per cui "ci dobbiamo inventare orecchie bioniche o qualsiasi altra cosa che riesca a stappare l’udito dei politici".

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