sabato 8 ottobre 2016
Intralot, Gamenet, Trilantic: i big dell'azzardo tra slot e cliniche, dai Bush al petrolio
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Intralot, Gamenet, Trilantic. Dentro al labirinto di partecipazioni, acquisizioni, investimenti, ci sono marchi dal valore a nove zeri e grandi nomi del potere internazionale. Come la famiglia Bush, che già nel 2009 era entrata nelle stanze dei bottoni di alcune controllate del colosso americano Trilantic Capital, che attraverso Gamenet controlla Intralot, la società che sponsorizza la Nazionale di calcio con un contributo, pare, di 2,8 milioni per tre anni. Non una cifra stratosferica, ma per l’azzardo il ritorno d’immagine è assicurato. Intralot Italia viene descritta dal suo principale azionista, la branca europea dell’americana Trilantic, come «uno dei maggiori provider mondiali nella fornitura di servizi al settore del gioco». Con una rete attuale di oltre 750 punti, costituita  «dall’integrazione con la rete Gamenet, Intralot Italia si posiziona tra i primi operatori nel mercato italiano delle scommesse». I principali azionisti del Gruppo sono Trilantic Capital Partners Europe, con circa l’80% del capitale, e Intralot Group, che detiene il 20% delle azioni. Solo in Europa Trilantic vanta un portafoglio del valore di 1,6 miliardi di euro. «Intralot Group è tra i leader mondiali di soluzioni tecnologiche per il settore dei giochi, presente in 57 Paesi, con ricavi - spiega il principale azionista pari a 1,9 miliardi di euro e 5.100 dipendenti» in 54 Paesi. Ma se il gioco è uno dei business principali, la multinazionale punta i suoi dollari su vari tavoli: vendita al consumo, energia (petrolio e gas), servizi fnanziari, sanità, editoria, industrie ferroviarie. Oltre alle scommesse, in Italia il gruppo ha acquisito partecipazioni nella Doppel Farmaceutici di Cortemaggiore (Piacenza), nel marchio del lusso Elisabetta Franchi e da ultimi investimenti nella Fondazione Maugeri (cliniche e case di cura) con un impegno sempre crescente. In coerenza con le acquisizioni nell’Angelica Corporation, compagnia di sanità privata statunitense che nel 2009 vede entrare nel consiglio d’amministrazione Jeb Bush, appena dopo aver lasciato l’incarico di governatore della Florida.
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