venerdì 10 giugno 2016
Sindaco della Sardegna vieta i compiti per le vacanze
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​Niente compiti per le vacanze, anzi l'ordine tassativo di fare altro: passeggiare sulla spiaggia, parlare con le persone, guardare l'alba. Una posizione condivisa da plotoni di genitori (e anche da qualche insegnante) quella del riposo "obbligatorio" nei tre mesi di scuole chiuse (sulla cui sostenibilità sociale poi bisognerebbe aprire un altro capitolo, ma non è questo il momento) ma che lascia perplessi perché  arriva non da un preside, nè tanto meno da un pedagogista. Arriva da un sindaco di un piccolo comune della Bargagia, Mamoiada, convinto della necessità di dover dettare la linea ai suoi giovani concittadini. Verrebbe da chiedersi poi, cosa diranno i ragazzi al rientro a scuola a quegli insegnanti che vorranno controllare quaderni e libri e li troveranno vuoti. "Me l'ha ordinato il sindaco"? La storia è di quelle che fa notizia, ed in effetti ne ha fatta molta. Sollevando il dibattito (legittimo) sull'utilità dei compiti per le vacanze, ma resta l'errore di fondo: da quale autorità arriva il messaggio? Un sindaco dovrebbe occuparsi di edifici scolastici e di maestre d'asilo, non certo della didattica. Né impartire lezioni di vita obbligatorie: "meglio scrivere leggere, ballare fare lunghe passeggiate, vedere un film scrutare l'alba". Non è solo un suggerimento quello di Luciano Barone, 44 anni, eletto un anno fa con una lista civica apartitica che ha mandato a casa Graziano Deiana, sindaco di centrosinistra per tre legislature. Ma un vero e proprio atto amministrativo scritto nero su bianco in un'ordinanza firmata di suo pugno. "Le vacanze sono obbligatorie per tutti gli studenti". È la frase ricorrente che compare nel provvedimento, un testo articolato, diviso in 15 punti e rivolto agli studenti di ogni ordine e grado del paese. "È una ordinanza - spiega Barone - che segue la traccia di una bellissima lettera scritta dal professore marchigiano del liceo Don Bosco di Fermo, Cesare Catà. Il sindaco si spinge fino ad indicare anche l'elenco delle cose consigliate: leggere un libro che diventi oggetto di conversazione tra ragazzi, fare sport, ballare". Ma seguendo il suo ragionamento, non sarebbe meglio lasciare bambini e ragazzi liberi di scegliere le attività preferite?
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