martedì 7 settembre 2010
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Sindaci della legalità nel mirino delle mafie. Sindaci che amano e difendono la loro terra. Spesso da soli. E come tali a rischio. Proprio come Angelo Vassallo. «È un risultato che ci rende orgogliosi. Spesso si parla della Campania in maniera non lusinghiera. Noi siamo l’esempio vivente che l’impegno, l’organizzazione e le idee possono rendere questa regione la più bella d’Italia. Oggi siamo un modello per tanti comuni italiani che ci guardano con rispetto e ammirazione». Era giustamente contento e orgoglioso lo scorso 11 giugno. Il suo paese Pollica, gioiello del Cilento, dopo dodici anni di top ten era stato riconosciuto da Legambiente come il miglior comune marino d’Italia. Acque pulite e servizi efficienti. Difesa dell’ambiente e della propria storia. Lotta per la legalità e idee innovative. «Venga a vedere se davvero meritiamo questo riconoscimento», ci aveva detto. Invitandoci, lui "sindaco-pescatore", ad assaggiare le alici che aveva portato per festeggiare il premio. Buone davvero. Come, a detta di tanti, era la sua amministrazione. Dalla raccolta differenziata dei rifiuti (al 71%), alle iniziative contro l’evasione fiscale, dai sequestri e abbattimenti degli abusi edilizi (anche noti ristoranti e alberghi) all’accessibilità delle spiagge ai disabili, dai defibrillatori in ogni lido alla promozione assieme a Slow food dei prodotti tipici (quelle deliziose alici che ci invitava ad assaggiare...).Si può morire per tutto questo? Evidentemente si può morire di buona amministrazione. Di amore per la propria terra. Da soli, di notte, secondo il più classico stile camorrista. Forse troppo soli, se, come sembra, lo stesso Vassallo aveva espresso in queste settimane le sue preoccupazioni. In realtà il sindaco-pescatore non è l’unico caso positivo nel nostro tanto bistratto Sud. Sono diversi i primi cittadini dei comuni "ricicloni" che anche nella Campania della perenne emergenza riescono ad avere le strade pulite e che proprio nella provincia di Salerno raggiungono livelli da regioni del Nord. Sindaci che non guardando in faccia a nessuno, in Calabria come in Sicilia e in Campania, ordinano e eseguono gli abbattimenti delle case abusive. Senza colore politico, anzi di tutti i colori politici. Perché la buona amministrazione, la lotta alla criminalità e al malaffare, soprattutto nelle zone più difficili, davvero non ha colore.Sindaci-sceriffo, sono spesso chiamati. Piuttosto sindaci della legalità. Alcune volte criticati per eccessi di protagonismo (anche Vassallo, quando fece approvare multe salatissime per chi lasciava le cicche per terra), molto più spesso isolati. Quasi trent’anni fa, l’11 dicembre 1980, proprio in provincia di Salerno, veniva ucciso con decine di colpi di lupara Marcello Torre, sindaco democristiano di Pagani, che si era opposto apertamente alle infiltrazioni camorristiche nella ricostruzione. A decidere la sua morte fu la camorra di serie A, quella di Raffaele Cutolo. Stessa sorte di Vassallo? Nell’ultima Relazione della Procura nazionale antimafia si legge, a proposito del Cilento, che «deve ancora ritenersi che quel contesto tradizionalmente “silente” possa - così come è avvenuto nel passato - agevolare una politica di reimpiego di significativi proventi finanziari (vieppiù derivanti dal commercio delle droghe e dai grandi altri mercati criminali controllati dalla camorra) soprattutto nel campo dell’industria turistica». Ci sarebbero importanti e delicate inchieste in corso. Affari nel silenzio, grazie a complicità locali. Contro questo combatteva il sindaco di Pollica. Per questo lo hanno ucciso? Lo dovranno scoprire al più presto le indagini della magistratura. Soprattutto per dare coraggio agli altri sindaci della legalità, e ai cittadini del Sud che li sostengono. Ripiombare nella paura sarebbe il migliore regalo alle mafie.
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