lunedì 19 agosto 2019
Polemiche dopo il ritrovamento del cadavere del turista francese disperso nel Cilento. L'accusa al 118: ancora inattuata la direttiva Ue che prevede la geolocalizzazione
Si poteva salvare Simon?
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Ma Simon Gautier – lo sfortunato turista francese disperso nel Cilento e trovato morto domenica sera – si poteva salvare? Perché in Italia non è ancora disponibile il sistema tecnologico di geolocalizzazione “Advanced Mobile Location” che consente, anche in assenza di rete internet, di essere subito individuati con un semplice sms al 112? In questo caso l’intervento dei soccorritori sarebbe stato immediato e, nel giro di un’ora dalla telefonata, il 27enne escursionista francese poteva, forse, essere trovato ancora vivo. E invece il suo corpo esanime è stato rinvenuto domenica – cioè nove giorni dopo l’allarme, avvenuto la mattina del 9 agosto – da un drone in fondo a una scarpata profonda 200 metri, tra le aspre colline del Cilento.

La procura di Vallo della Lucania ha aperto un’inchiesta per individuare eventuali responsabilità su presunti ritardi nei soccorsi. Intanto monta la polemica proprio sulla mancata applicazione del sistema “Aml”, già esecutivo in dieci Paesi dell’Unione europea su 19. «È rimasta inattuata una direttiva Ue recepita con un decreto del 2009, che prevede l’obbligo di dotare tutte le centrali operative di questo modello tecnologico» denuncia il presidente nazionale della Società italiana 118, Mario Balzanelli. Una grave inadempienza. «Nonostante l’Europa abbia sancito che il numero unico 112 si affianchi ai numeri nazionali dell’emergenza e non che li sostituisca – spiega Balzanelli – in Italia questo non accade, in quanto il 112 è introdotto in modo sostitutivo e non parallelo, con costi enormemente superiori e ritardi negli interventi per via del doppio passaggio tra centrali operative».

Perché? «A questo deve rispondere il ministero degli Interni – incalza il presidente del 118 – adesso la situazione è drammatica: tempi più lunghi, costi maggiori, soccorsi più lenti». Nel frattempo una vita si è persa. Simon, secondo un primo esame della salma, sarebbe morto dopo circa 40 minuti per un’emorragia interna causata dalle brutte fratture alle gambe che si sarebbe procurato precipitando nel burrone.

Difficile anche il recupero del suo corpo, per il terreno franoso. «Usciamo sconfitti da una battaglia» commentano Claudio Ruocco e Giusy Cella i piloti dell’azienda di Agropoli, in provincia di Salerno, che ha messo a disposizione i droni per le ricerche del giovane, lavorando in sinergia con la Croce Rossa negli ultimi giorni nell’entroterra del Golfo di Policastro. «Abbiamo sperato fino all’ultimo – spiegano –, ti chiediamo scusa anche da parte di tutta la nostra nazione che non ha saputo intervenire nel modo e nei tempi giusti». Alle ricerche del giovane, dal 14 agosto, aveva partecipato anche la famiglia arrivata dalla Francia. Sulle esatte cause del decesso, comunque, risponderà l’esame autoptico.

Grazie al sistema “sms locator”, invece, attivo in tutta Italia e sviluppato dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico è stato salvato un turista disperso a Cala Mariolu, nel territorio di Baunei, in Sardegna: aveva perso l’orientamento: una volta arrivata la chiamata di emergenza, i tecnici della stazione alpina dell’Ogliastra lo hanno raggiunto. «Quando arriva una chiamata di emergenza – ha spiegato Matteo Cara, del Cnas regionale – viene inviato all’utenza telefonica dalla quale arriva la richiesta di soccorso un sms che una volta aperto consente la geolocalizzazione immediata con un margine di errore minimo». Il sistema funziona però solo in presenza di campo e con l’utilizzo di uno smartphone che ha il gps integrato. Perché il sistema non ha funzionato nel caso di Simon Gautier? «Evidentemente non è stato in grado di aprire il messaggio che consentiva la geolocalizzazione». Il soccorso alpino mette a disposizione anche il sito a pagamento GeoResQ, nel quale occorre registrarsi con una centrale operativa che interviene in automatico quando arriva la richiesta di soccorso.

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