giovedì 22 giugno 2017
Il Governo decreta stato d'emergenza a Parma e Piacenza. Situazione critica anche in Veneto, Sardegna, Sicilia, Friuli Venezia Giulia. Ordinanza a Roma per limitare l'impiego dell'acqua
Siccità, è emergenza da Nord a Sud. La situazione regione per regione
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Manca l'acqua a Parma e Piacenza e il Consiglio dei ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza nel territorio delle due Province. La crisi idrica è dovuta a un lungo periodo di siccità a partire dall'autunno 2016, aggravato dalle elevate temperature estive e dai rilevanti afflussi turistici che hanno determinato un considerevole aumento delle esigenze di acqua.

In Sardegna è stato già chiesto lo stato di emergenza per calamità naturale. Le precipitazioni registrate negli ultimi quattro anni in Sardegna sono state così ridotte da far considerare il quadriennio come uno dei più critici dal 1922.

In Sicilia negli ultimi dodici mesi le riserve idriche sono calate del 15 per cento.

In Veneto la situazione è difficile in tutto il territorio. Il governatore Luca Zaia ha firmato una nuova ordinanza - dopo quella del 18 aprile e del 16 maggio - che conferma lo stato di crisi idrica, per attuare le misure necessarie a contrastarla. In particolare è la carenza d'acqua nell'Adige a preoccupare.

In Friuli Venezia Giulia è in corso un deficit idrico generalizzato che si riflette sulle acque superficiali e sotterranee dell'intera regione. Per questo è stato decretato lo stato di emergenza idrica e ridotta la portata del previelo dal fiume Tagliamento.

Il Campidoglio ha emesso un'ordinanza in cui si stabilisce di limitare l'uso dell'acqua per annaffiare orti e giardini, riempire piscine, lavare auto. L'ordinanza firmata dalla sindaca Virginia Raggi resterà in vigore fino a settembre sull'intero territorio di Roma Capitale. Il provvedimento consente l'uso di acqua potabile per usi domestici e sanitari, inclusi i servizi pubblici di igiene urbana. Acea e vigili urbani faranno controlli per verificare il rispetto del provvedimento.



Le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato alle coltivazioni e agli allevamenti danni per quasi un miliardo di euro.

Tracciata dalla Coldiretti, ecco la situazione Regione per Regione

- In Emilia in sofferenza tutte le colture dal pomodoro ai cereali ma anche gli ortaggi
- In Lombardia stessa situazione: il caldo sta provocando un taglio fino al 20% della produzione di latte.
- In Sardegna l'assenza di piogge sta condizionando tutti i settori agricoli, con perdite nella produzione di oltre il 40%
- in Veneto si parla di poche settimane di autonomia e la vendemmia si prevede anticipata di almeno una settimana.
- in Toscana scarseggiano anche i foraggi per il bestiame e crolla la produzione di miele.
- in Umbria i girasoli e il granoturco stanno seccando.
- nel Lazio ampie aree in difficoltà, con la produzione di frumento che risulta stentata, con pesante contrazione dei raccolti e perdita di qualità e con il rischio, senza interventi immediati, di perdere del tutto ortaggi, frutta, cereali, pomodori. L'assenza di piogge sta condizionando tutta la produzione agricola regionale, con perdite finora stimate fino al 40%.
- In Campania nel Cilento, nell'Alento e nella piana del Sele ci sono problemi per gli ortaggi e la frutta, ma anche per la mozzarella di bufala perché la mancanza di acqua mette in crisi anche gli allevamenti e i caseifici.
- In Puglia perdite di produzione, aumento dei costi per le risemine, ulteriori lavorazioni, acquisti di nuove piantine e sementi sono gli effetti della siccità con gravi danni al granaio d'Italia nelle province di Foggia e Bari, dove si riscontra una perdita del 50% della produzione.
- in Sicilia la siccità è una realtà concreta, con gli invasi a secco e la necessità di anticipare l'inizio della stagione irrigua negli agrumeti.
- in Umbria e nelle Marche terremotate si registra una produzione di fieno insufficiente con pascoli e prati asciutti
- in Friuli la regione ha decretato lo stato di sofferenza idrica per garantire l'acqua alla media Pianura friulana per circa 26.000 ettari di coltivazioni mentre in Piemonte è stato dichiarato lo stato massima pericolosità incendi.

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