giovedì 14 marzo 2013
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​«Finirà che giocheremo in notturna» Niccolò Ghedini è più rabbuiato del solito. L’udienza degli equivoci voluti è durata solo 40 minuti, inclusa la mezz’ora impiegata a farsi spedire via fax un nuovo certificato dal San Raffaele, dove Silvio Berlusconi è dall’8 marzo agli "arresti sanitari." Lo ha voluto la presidente del collegio giudicante Giulia Turri, mostrando meraviglia che la difesa non se lo fosse procurato in anticipo. «Credevamo bastasse il responso dei periti del tribunale» che solo sabato 11 hanno concesso al paziente un «impedimento assoluto a comparire», e 6/7 giorni per risistemargli la pressione. «E non si può procedere in sua assenza?», chiede con candore la presidente. «Umorismo inglese» chioserà Ghedini, che non perde la battuta: «Capisco, che Berlusconi sia in ospedale lo sapete solo dalle nostre parole». E ottiene il permesso per ritirare nel suo studio (ne ha affittato uno proprio di fronte al tribunale) il fax, la giustificazione per l’ultima assenza. La firma il professor Alberto Zangrillo, primario di rianimazione e medico personale del Cavaliere. Rinvio scontato. Ma la sensazione di un "armistizio" dura un attimo. Prima di chiudere, la Turri annuncia che l’udienza di lunedì 18, fissata in precedenza sarà la giornata della Boccasini, che dall’8 marzo aspetta in silenzio il suo turno, la sua requisitoria per l’accusa di prostituzione minorile. In più, a sorpresa, il Tribunale infila altre due udienze (mercoledì 20 e giovedì 21) per le conclusioni delle difese. Sicché, se i programmi hanno ancora un senso, la sentenza potrebbe arrivare lunedì 25 marzo.«Altro che tregua, questa è una provocazione. Il Quirinale dice che è giusto garantire a Berlusconi di partecipare adeguatamente alla complessa fase politica-istituzionale e qui si fissano quattro udienze di seguito». Ghedini lo dice tirando spedito il suo trolley nei corridoi. Ma, sullo scalone all’uscita, si blocca alla domanda più dura: e se la procura di Napoli ne chiede l’arresto per l’affare De Gregorio?. «Questo è un dibattito indecente perché si cerca di aizzare alcuni magistrati a prendere provvedimenti che altrimenti non prenderebbero. È una cosa gravissima. Se come parlamentare mi venisse chiesto l’arresto di Bersani? Risponderei che non commento assolutamente una non notizia, salvo che non si voglia creare il fatto compiuto inducendo alcuni magistrati a chiedere e ottenere un ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Berlusconi che sarebbe francamente folle».Assolutamente verosimile invece è che, ancor prima di tutto il resto, arrivi in appello la sentenza Mediaset (4 anni e 5 di interdizione dai pubblici uffici). La prossima udienza, forse l’ultima, è fissata per sabato 16. Ghedini e Longo, come parlamentari presenteranno per se stessi un legittimo impedimento per ragioni politiche. E uno in più per Berlusconi per ragionier salute. Che altri periti, in questo processo, hanno negato solo sabato scorso.
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