martedì 22 giugno 2021
E' morta all'ospedale Cto di Torino Alessia, la 25enne affetta da una rara e grave distrofia muscolare, complicata da tetraparesi e afasia. A inizio giugno era riuscita a laurearsi
Alessia, paziente dell'ospedale Molinette di Torino mentre festeggiava la sua laurea. La giovane aveva discusso la testo con l'iPad, conseguendo il punteggio di 98/110

Alessia, paziente dell'ospedale Molinette di Torino mentre festeggiava la sua laurea. La giovane aveva discusso la testo con l'iPad, conseguendo il punteggio di 98/110 - Ansa

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«La vita è un dono troppo importante per sprecarne anche solo un attimo». Alessia lo aveva detto ad Avvenire a inizio giugno, poco dopo essersi laureata in lingue nonostante la distrofia muscolare seguita da un trapianto di cuore e poi complicata da tetraparesi e afasia. Alessia non ce l’ha fatta: la somma delle malattie con cui ha fatto i conti fin dalla nascita, 25 anni fa, ha avuto la meglio.

Dopo aver superato una serie incredibile di difficoltà sanitarie, la giovane pareva aver rinunciato a lottare. Un video messaggio di Alberto Angela, del quale era grande appassionata, l’aveva però spinta a continuare a lottare fino ad arrivare a riprendere gli studi universitari discutendo poi la tesi e arrivando alla laurea con 98/110. Poco dopo, però, le difficoltà dovute alla malattia l’hanno portata rapidamente alla morte.

Alessia nel 2020 aveva sopportato un trapianto cardiaco al quale tuttavia erano seguite diverse complicazioni come l’insufficienza renale e la difficoltà a trovare un farmaco antirigetto efficace. Successivamente era stata colpita anche da una tromboembolia cerebrale con tetraparesi ed afasia. Dopo un anno in cardiorianimazione e poi ancora in rianimazione al Cto, Alessia aveva ripreso la riabilitazione che l’aveva messa in grado di laurearsi.

Maurizio Beatrici, il medico che ha seguito Alessia fino all’ultimo in neuroabilitazione, dice adesso ad Avvenire: «Alessia è andata in scompenso cardiaco e grave insufficienza respiratoria. Dopo anni di un equilibrio precario, serenamente dopo 15 mesi di ospedale con un brivido si è congedata. A me, e a tutti i miei collaboratori, resta il ricordo della sua tenacia della sua voglia di vivere dei suoi sorrisi e la serenità di avere fatto tutto quello che potevamo fare per lei e per la sua famiglia».

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