lunedì 20 febbraio 2017
L'associazione Anddos ha ricevuto 50mila euro di denaro pubblico dall'Ufficio antidiscriminazioni (Unar). Le Iene denunciano: circoli di prostituzione gay. Il direttore Spano convocato a Palazzo Chigi
Francesco Spano, direttore dimissionari dell'Unar

Francesco Spano, direttore dimissionari dell'Unar

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ll sito di Anddos, che si presenta come associazione lgbti "contro le discriminazioni da orientamento sessuale", lascia subito presagire quale tipo di intrattenimento si possa trovare nei suoi 71 circoli (tra cui 16 a Milano e 14 a Roma). La prima immagine che appare cliccando sulla sezione "circoli" ritrae infatti due ragazzoni palestrati seduti in una sauna. Asciugamano adagiato in vita e addominali ben scolpiti. Il viso non si vede. Ma forse non è determinante. Nella foto accanto altri ragazzi barbuti allineati al bancone di un bar alzano i bicchieri scambiandosi sguardi di intesa. Difficile scacciare il pensiero che la seconda icona non sia prodromica alla prima.

Una considerazione nella logica del "a pensare male si fa peccato ma...", che è difficile allontanare dopo la bufera scatenata dal servizio delle "Iene", andato in onda domenica sera, che è costato la poltrona al direttore dell’Unar, Francesco Spano. Al termine di un colloquio a palazzo Chigi con il sottosegretario alla presidenza Maria Elena Boschi, il responsabile dell’Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali – che dipende dalla presidenza del Consiglio – ha preferito rimettere il mandato. E la sua decisione è stata accettata dal governo.





Secondo quanto raccontato dalle "Iene", con dettagli e testimonianze che sembrerebbero inequivocabili, in un ben definito circolo gay della Capitale si sarebbero abitualmente consumate attività di prostituzione maschile. Passatempo che, al di là del rilievo morale, non è consentito dalla legge. Ma ancora meno accettabile – anzi decisamente condannabile – è il fatto che queste attività vengano finanziate con denaro pubblico. Com'è possibile? L’associazione Anddos, a cui fa capo il circolo in questione, ha di recente vinto un bando da 50mila euro per un progetto finalizzato a combattere la violenza di genere. Il progetto rientra tra i 31 che l’Unar avrebbe ritenuto meritevole di essere finanziato.

Secondo Francesco Spano finora non sarebbe stato versato neppure un euro, perché la verifica sulla congruenza del progetto con le attività dell’associazione proponente sarebbe ancora in corso. E, in ogni caso, il finanziamento verrebbe versato solo a consuntivo. In ogni caso la presunta "serietà" di Anddos – che è la più grande realtà lgbti del nostro Paese – e il fatto che al progetto abbia collaborato anche la Sapienza di Roma, avrebbe convinto una commissione di cinque membri dell’Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali della bontà dell’iniziativa.

Va detto che quei Circoli Francesco Spano li conosceva. In rete c’è una foto che lo ritrae vicino al presidente di Anddos, Mario Marco Canale, all'inaugurazione di una sede dell’associazione. In quell'occasione gli sarebbe stata donata la tessera sociale che lui però, spiega, non ha mai utilizzato e del resto «non si configurerebbe in questo modo un conflitto di interessi». Anche la decisione di accettare l’invito per inaugurare una sede rientrerebbe – sempre a parere dell’ex direttore – tra i suoi doveri istituzionali. «In questo momento – ci racconta l’ex direttore – sono soprattutto rammaricato per le tante buone iniziative che rischiano di interrompersi. Avevo a cuore soprattutto la sorte dei rom e delle persone transgender, che sono i più poveri tra i poveri. Ma ho preferito farmi da parte perché non potevo accettare che tutto questo fango sporcasse la mia immagine e quella della famiglia».

In attesa che la vicenda denunciate dalle "Iene" venga accertata nelle sedi competenti, la politica si è scatenata. Richieste di dimissioni di Spano – prima dell’annuncio della sua decisione – e di azzeramento dell’Unar sono piovute da tutto il centrodestra. Il Codacons ha annunciato un esposto alla Corte dei conti e alla procura. Durissimo il commento di Gian Luigi Gigli (Des-Cd) che è anche presidente del Movimento per la vita: «Il mondo di perversione e compravendita di servizi sessuali evidenziato dal servizio de "Le Iene" supera ogni immaginazione. Sarebbe gravissimo se questo squallore fosse finanziato con soldi pubblici».

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