martedì 27 gennaio 2009
Un minuto di silenzio in Senato per ricordare la tragedia dell'Olocausto. Il premier: «Le leggi antiebraiche una ferita profonda». Napolitano: «Vigilare sul virus dell'antisemitismo».
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È iniziata con un minuto di raccoglimento, osservato dall'Assemblea del Senato nella seduta di stamane, iniziata alle 10.30, la Giornata della Memoria. Berlusconi: «Ferita profonda». «Non dimenticheremo mai» lo sterminio degli ebrei, un «evento che ha segnato la storia dell'umanità» e dal quale si deve trarre l'insegnamento imperativo che non debbono essere «mai più violati i diritti e la dignità di ogni cittadino». Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel messaggio per la Giornata. «Le leggi antiebraiche - ha continuato il premier - sono ancora avvertite come una ferita profonda, inferta non solo alla comunità ebraica, ma alla intera società italiana, che perse improvvisamente una parte importante della propria storia. Migliaia di nostri concittadini, colti dallo sgomento e dall'incredulità, furono immotivatamente emarginati e privati della propria identità, dichiarati 'non Italiani». «Purtroppo - ha proseguito nel messaggio - sappiamo come le tragiche conseguenze di queste leggi incivili e disumane abbiano portato a quella che i nazisti, nel loro sciagurato progetto, chiamavano "soluzione finale del problema ebraico. Gli ebrei scampati allo sterminio, sconvolti fisicamente, moralmente ed economicamente, rimarginando le incommensurabili fratture createsi nella società italiana, non hanno poi esitato a dare il loro contributo per la costruzione comune della nuova Italia repubblicana, anche attraverso la partecipazione alla Resistenza ed alla nascita della Costituzione».Napolitano: «Criticare Israele, ma mai negarne l'esistenza». Sul Giorno della Memoria è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha fatto riferimento alle «settimane drammatiche vissute con angoscia» degli scontri a Gaza ed ha invitato a distinguere sempre con una «chiara e netta distinzione» le critiche, che sono legittime, a chi governa Israele e «la negazione, esplicita o subdola, delle ragioni storiche dello Stato di Israele, del suo diritto all'esistenza e alla sicurezza, del suo carattere democratico», cose che non devono essere messe in discussione.
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