venerdì 30 agosto 2013
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«Non è una sentenza fondata sul nulla, si tratta di un reato particolarmente pesante e particolarmente grave se commesso da un esponente politico». Guglielmo Epifani, segretario del Pd, carica il fucile a pallettoni e spara sulla possibilità di un accordo che possa portare ad una soluzione che garantisca a Silvio Berlusconi quella agibilità politica, che l’applicazione della legge Severino, entro ottobre, potrebbe invece negare. Epifani, in un’intervista al Tg3, ribadisce che «la giustizia deve essere uguale per tutti. Nessuno è sopra la legge e le sentenze si rispettano». Il leader pd ribadisce che la legge Severino «non è incostituzionale» e che la Giunta «non è un’ordalia, si riunirà e deciderà. Lavorerà in serenità». Insomma, per come stanno ora le cose, il Pd non è intenzionato ad accettare ultimatum. «Le minacce di alcuni del Pdl sulla caduta del governo per la vicenda giudiziaria di Berlusconi? Non mi interessa – risponde Epifani – non capisco le pressioni. Sarebbe bene che nel centrodestra si riflettesse sulla separazione delle vicende giudiziarie di Berlusconi da quelle politiche. La politica non può andare con gli alti e i bassi legati alle sue vicende. Non c’è qualcuno più uguale degli altri». Insomma chiusura totale, dopo che in giornata c’era stata la richiesta-appello del vicepremier e segretario del Pdl, Angelino Alfano. «Invito il Pd a valutare le carte, ad approfondire e a riflettere bene. Non è un atto dovuto». Alfano infatti, non ha perso tempo e, dopo il superamento dell’ostacolo Imu, ha ricordato alla maggioranza che per assicurare al governo una navigazione in acque sicure, serve ancora uno sforzo. «Credo – ripete Alfano – che il Pd debba spogliarsi un attimo dall’abito di chi per 20 anni ha combattuto Berlusconi come il peggior nemico e valutare le carte. Questa norma sulla decadenza non sia applicabile al passato, perché Berlusconi è diventato senatore ben prima che questa disposizione fosse approvata». Ma il tentativo del segretario Pdl non sembra far breccia nel fronte democratico. Danilo Leva responsabile Giustizia del Pd, infatti, va subito al sodo: «La Giunta (convocata per il 9 settembre, ndr) deve applicare la legge, non sono previsti tempi supplementari». Ancora più netto il presidente dei senatori democratici Luigi Zanda, che polemizza con Fabrizio Cicchitto, reo di aver accusato il Pd di voler accelerare sul caso Cavaliere. Basta ultimatum, dice Zanda, «non forzeremo sulla scadenza del voto con accelerazioni artificiali ma non consentiremo nemmeno una dilatazione immotivata o strumentale dei tempi». Una polemica che rende gli spazi di manovra davvero ridotti, tanto che nel Pdl c’è molto pessimismo.
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