martedì 26 febbraio 2013
Il professore guarda avanti: «In questo quadro politico noi più rilevanti, ora le riforme». I migliri risultati per la nuova formazione nel Nord, con il record di quasi 22% in Trentino.
Riccardi: «Potevamo andare meglio»
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​Alla fine non è stato disastro, la lista Monti supera, alla Camera, la fatidica soglia del 10 per cento, limite minimo per una coalizione. Quella sotto la quale, per intenderci, Silvio Berlusconi aveva promesso un’ubriacatura di gioia.Il presidente del Consiglio si è rintanato per tutto il pomeriggio con i ministri Andrea Riccardi ed Enzo Moavero Milanesi, Mario Sechi ed Enrico Bondi, raggiunti in serata per un mini vertice, da Andrea Olivero. Solo a tarda sera il presidente del Consiglio decideva di concedersi ai giornalisti nel quartiere generale di scelta civica in via del Corso. «Qualcuno aveva ipotizzato un risultato leggermente superiore, ma io sono molto soddisfatto», dice subito. «Servirà un governo al Pese e credo che considerando il quadro attuale abbiamo conseguito se possibile anche più rilievo», aggiunge. E chi è stato con il Professore nel pomeriggio assicura che il suo atteggiamento è davvero sereno, a preoccuparlo semmai è il dato generale.A consolare Monti, invece, i dati tutti ben oltre il 10 per cento provenienti dalle regioni del Nord. «È stato premiato il populismo. Ora si tratta di radicare il nostro movimento anche nel resto del Paese», ha ragionato coi suoi, man mano che i dati si affluivano. «Scelta civica è nata solo due mesi fa, e senza fare promesse irrealizzabili e tre milioni e mezzo di persone sono con noi», spiega Monti, conversando con i giornalisti a notte fonda. Ha atteso quell’ora per avere la certezza del dato della coalizione alla Camera, ma il quadro è ancora irto di incognite: «Non si può fare ancora una valutazione approfondita». «In realtà - spiega Olivero - non è che negli ultimi giorni fra noi circolassero dati molto diversi, per quanto ci riguarda. Quel che preoccupa è lo tsunami che ha colpito tutta la politica italiana, su cui dobbiamo riflettere».Lorenzo Dellai nella sua Trento («fra i monti», scherza), si gode la sua consolazione per il risultato nella sua provincia, che alla Camera vede la coalizione montiana quasi al 22 per cento. Un dato che lo porterà senza problemi a Montecitorio: «Ma per il resto, certo, il quadro non è molto confortante», taglia corto l’ex presidente della Provincia Autonoma. Buono anche il risultato in Friuli Venezia Giulia, che promuove il capolista alla Camera Gianluigi Gigli, il medico che si battè per salvare Eluana Englaro. Più deludente il dato in Toscana, ma passa il capolista alla Camera Andrea Romano, direttore di ItaliaFutura.Al Senato, comunque, nel quartier generale di Monti ieri sera calcolava una ventina di senatori, ben oltre quindi la soglia di 10 occorrente per fare gruppo a Palazzo Madama. Dovrebbero farcela, in particolare, oltre a Olivero, il numero due in Piemonte Gianluca Susta; i tre capolista lombardi Gabriele Albertini, Piero Ichino e Mario Mauro. Eletto in Veneto Gianpiero Della Zuanna. In Emilia-Romagna passa Luigi Marino. Nel Lazio, invece, eletto il capolista alla Camera Mario Marazziti, al Senato Monti non supera il quorum, e non passano dietro a Casini, Giulia Bongiorno ed Enzo Moavero. Ma il leader dell’Udc dovrebbe passare in almeno altre due delle cinque regioni in cui era capolista (Campania e Basilicata) e dietro di lui, in Campania, dovrebbe risultare eletto il presidente di Scienza&Vita Lucio Romano, candidato al secondo posto. Al Sud invece è débâcle quasi ovunque. Al Senato Monti non passa il quorum nelle isole e in Calabria, dove resta fuori, quindi, Katia Stancato, esponente di Confccoperative e presidente del Forum regionale del Terzo settore, numero due dopo Casini.Ora si ragiona sui possibili scenari. «Questa nostra espreienza diventa una struttura destinata a durare - spiega Monti - per forgiare il futuro della politica e della società italiana». Ma al Senato l’intesa con Bersani non avrebbe i numeri, solo una riedizione della grande coalizione resterebbe astrattamente possibile: «Ma va assicurato un governo che faccia andare al Paese, non un governo qualunque», avverte Monti.
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