lunedì 12 giugno 2017
Si è pregato anche per la famiglia del piccolo, che non ha partecipato al rito nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Settimo Torinese
I funerali, nella chiesa di San Pietro in Vincoli di Settimo Torinese, del piccolo Giovanni, il neonato abbandonato dalla mamma (Foto Ansa)

I funerali, nella chiesa di San Pietro in Vincoli di Settimo Torinese, del piccolo Giovanni, il neonato abbandonato dalla mamma (Foto Ansa)

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Ha visto il mondo per una manciata di minuti, Giovanni Di Settimo. Gettato dalla sua mamma giù dal balcone, in strada, senza un perché. Eppure «tu sei stato un grande – dice don Luciano Piras, cappellano dell’ospedale Regina Margherita – in quei pochi minuti hai generato una quantità di amore incredibile».

La commozione si fa largo tra le oltre mille persone ammassate nella chiesa di San Pietro in Vincoli di Settimo Torinese, e fuori, sul piazzale. In così tanti, spontaneamente, hanno deciso di partecipare ieri al funerale del neonato abbandonato la mattina dello scorso 30 maggio e morto dopo poche ore, proprio all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino. Giovanni è il nome che hanno scelto per lui medici e infermieri, increduli e impotenti innanzi a una tragedia così insensata. Di Settimo, il cognome, l’ha scelto invece l’amministrazione comunale. Che per volere e richiesta della sua gente l’ha riconosciuto e, di fatto, adottato, coprendo persino le spese del suo funerale.

«Siamo tutti colpiti e feriti – aggiunge don Antonio Bortone, parroco di Settimo – ci vuole giustizia, ma la vedetta non fa parte del messaggio di Gesù». La precisazione serve, perché tra la folla c’è qualcuno che non ci sta, alza la voce, gesticola: come all’anagrafe, così anche in chiesa nessuno dei familiari del piccolo Giovanni ha deciso di presentarsi ieri, nemmeno per qualche istante. E così per quella prima panca vuota, davanti all’altare, di fianco alla minuscola bara bianca, alla fine si decide di pregare tutti insieme.

All’inizio della messa, poi, ci si sistemano il primo cittadino, Fabrizio Puppo, e i carabinieri che sono stati chiamati a indagare sulla vicenda. Commossi, spezzati, come una famiglia. Il sindaco poi decide di prendere la parola: «Questa tragedia ci deve far riflettere su quanto si possa essere soli in mezzo alla gente. Di quanto le fragilità possano essere nascoste e celate se nessuno attorno a noi prova a scavare». L’appello è rivolto a tutti: «Dobbiamo fare in modo che non capiti mai più quello che è successo al piccolo Giovanni. Lo possiamo fare solo se stiamo tutti uniti, tutti insieme con la forza di una comunità».

All’uscita della chiesa centinaia di palloncini bianchi vengono liberati in cielo, accompagnati da un lungo applauso. Ci sono mamme, nonne, famiglie con bambini: «Lo sentiamo come nostro, questo piccolo angelo» ripetono. C’è chi è arrivato apposta da Torino, chi da Cuneo. Fanno la fila, per fissare la loro presenza sul libro delle firme. Qualcuno lascia un orsacchiotto, dei fiori, persino una lettera in busta chiusa. E mentre la madre di Giovanni resta in carcere, accusata di omicidio aggravato, a Settimo si fa ancora di più. Negli ultimi giorni sono state talmente tante le richieste di persone che hanno scritto e telefonato da tutta Italia per sapere se potevano fare delle donazioni che il Comune ha aperto una sottoscrizione in memoria del neonato: il denaro raccolto, si è deciso in Municipio, sarà destinato ad associazioni territoriali che si occupano di bambini (a disposizione per la raccolta delle donazioni c'è la Fondazione Comunità Solidale Onlus, con sede nell'Ospedale Civico di Settimo).

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