martedì 20 luglio 2010
Allarme bipartisan tra i politici. Rao (Udc) vuole un «dietrofront». Baio Dossi (Pd): scelta sbagliata. FIoroni: perché non vendere canali della tv digitale inutilizzati? I 187 settimanali diocesani contano un milione di copie e cinque milioni di lettori.
- C’è in gioco la vera libertà di stampa di F. Ognibene
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Anche parte del mondo politico, da destra a sinistra, non ci sta a veder boccheggiare quelle testate radicate nei territori, ma anche aperte al mondo, come i settimanali cattolici – la maggior parte dei quali diocesani –, i periodici dell’associazionismo laicale, la stampa missionaria oppure quella che fa riferimento a ordini religiosi, santuari celebri, sigle varie, anche non legate al mondo ecclesiale. Un settore editoriale minore nelle proporzioni, non nella passione informativa.Messo a forte rischio – come Avvenire ha sottolineato domenica – dai tagli scattati il 1° aprile alle agevolazioni previste per le spedizioni postali. Ossigeno che è stato improvvisamente troncato, costringendo a forti ridimensionamenti in corso d’opera, visti gli aggravi fino al 120% delle spese per far arrivare il giornale agli abbonati.È categorico Roberto Rao, capogruppo Udc in Commissione vigilanza Rai: «Sulla vicenda registriamo da parte del governo solo annunci di "buona volontà", ma nessuna azione concreta riparatrice dell’errore commesso». Per Rao più che usare l’accetta dei tagli, che «lasciano indenni le testate fantasma», occorrerebbe individuare – nel confronto con Poste italiane – criteri selettivi che evitino sprechi e creino i risparmi necessari a sostenere «un settore importante che conta nel nostro Paese una presenza significativa nella piccola editoria, cattolica e laica, nelle case editrici minori e in quelle indipendenti». Chiede un «dietrofront su questa scelta, sbagliata e gravissima» anche la senatrice Pd Emanuela Baio Dossi. In aprile aveva presentato, con colleghi del suo partito e dell’Udc, un’interrogazione urgente. «A tutt’oggi non abbiamo avuto risposta, la solleciterò nuovamente». Più che un paragone con le intercettazioni («un problema di libertà in termini generali») la senatrice ne azzarda uno con i tagli – poi rientrati – sull’invalidità. «In tutti e due i casi si tocca un principio fondamentale della nostra civiltà. Colpire l’informazione associativa, che arriva a tante persone semplici e rappresenta la parte più sana e vitale della nostra società, qualsiasi governo che si dica liberale non può permetterselo». La senatrice ricorda, infine, che le risorse in ballo non sono ingenti e si possono reperire in tanti modi. Una proposta la formula Giuseppe Fioroni, anche lui Pd. «Se i canali del digitale terrestre inutilizzati venissero rapidamente messi all’asta produrrebbero quei cinque-sei miliardi di euro che sono molto più dei risparmi che si ottengono dall’eliminazione delle tariffe postali agevolate». La cosa «si può fare per semplice atto amministrativo, senza modifiche di legge: basterebbe la volontà politica, accompagnata da norme amministrative che destinino le agevolazioni solo a chi fa veramente informazione locale». La preoccupazione di Fioroni è che diversamente tali testate, diocesane e non solo, rischino la chiusura o la messa in vendita. Anche nelle file del centrodestra c’è consapevolezza della perdita che ciò costituirebbe per il Paese. «Si tratta di portare a un esito positivo il negoziato con le Poste per avere tariffe agevolate che, anche se non più al livello di quelle precedenti, possano venire incontro ad attività editoriali che, non avendo scopo di lucro ma grande rilevanza morale e sociale, hanno diritto a un trattamento di riguardo», incalza dalla file della maggioranza il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri. Anche in questo caso, come per i tagli – evitati – ai disabili, Gasparri promette impegno diretto e personale. «Un appello specifico andrebbe rivolto al ministro dell’Economia, azionista di Poste, affinché coniughi gli aspetti di economicità con un valore sociale. Come vanno combattuti i falsi invalidi, così occorre smascherare i furbi che usano le tariffe agevolate per operazioni commerciali». Sul versante dello stimolo al governo anche il Carroccio intende muoversi. Il deputato leghista Massimo Polledri annuncia infatti che oggi, nella sua dichiarazione di voto, porterà la questione in aula alla Camera in occasione del passaggio del ddl di assestamento di bilancio. «Ricorderemo al governo la necessità di distinguere tra le tariffe postali dei grandi giornali e le riviste diocesane, che non possono essere messe sullo stesso piano, anche dal punto di vista delle finalità sociali»..
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