giovedì 13 marzo 2014
​Bagnasco auspica una riforma: sia una palestra di buone relazioni.
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​Una riforma del servizio civile per rafforzare una palestra di buone relazioni e di vita comunitaria. È la richiesta del cardinale Bagnasco, da Genova, dove 400 giovani in servizio con gli enti del tavolo ecclesiale ieri hanno celebrato San Massimiliano, patrono degli obiettori. «Servono palestre di buone relazioni e del vivere insieme – ha spiegato il presidente della Cei nel duomo, dove ha celebrato la Messa conclusiva ringraziando i ragazzi e le ragazze in servizio a nome della Chiesa italiana e assicurando loro la vicinanza dei vescovi – soprattutto in questo momenti connotati da forte individualismo e consumismo che intaccano non solo la società e la persona, ma anche l’economia e la politica». Dopo aver chiesto, nell’ultima prolusione, l’istituzione di una qualche forma di servizio civile come tirocinio per una gioventù che deve imparare a pensare in modo comunitario, al "noi", l’arcivescovo di Genova ieri ha precisato la sua proposta. «Sono molto convinto, insieme ai miei confratelli, che un servizio civile strutturale e anche obbligatorio, nei tempi giusti e corretti - una vera palestra del vivere insieme, con fatiche, gioie, soddisfazioni e impegno - sia necessario in questo clima. C’è bisogno di tornare alla scuola delle buone relazioni, dove si impara a stare con gli altri, nelle differenze e tra generazioni come fondamento di quel vivere insieme nella giustizia, nell’equità, nell’aiuto reciproco che sono fondamento della pace. Auspico che sia un servizio civile più organizzato e aperto a tutti».Si aspetta un cenno dal premier Renzi, che, nella replica alla Camera, ha espresso la volontà di istituire un servizio civile europeo obbligatorio di alcuni mesi. Ma al momento quello italiano lotta per sopravvivere e dipende da Palazzo Chigi. Dai 40.000 posti del 2007 si è scesi agli attuali 15.000 e il prossimo bando prevede un taglio da 110 a 75 milioni. Per restare a quota 40.000 ne bastano 300.Dal presidente della Caritas italiana, il vescovo di Lodi Giuseppe Merisi, è venuto un richiamo ai valori della fraternità in tutti gli aspetti della vita «per contrastare la globalizzazione dell’indifferenza ricordata da papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale della Pace». Merisi ha unito gli ideali degli 800.000 obiettori di coscienza alla leva ai 300.000 ragazzi e ragazze che hanno volontariamente scelto dal 2001 il nuovo servizio civile. E ne ha richiamato il valore educativo rifacendosi ai Padri Conciliari: «Anche la Chiesa possiede ciò che fa la forza o la bellezza dei giovani: la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e ripartire per nuove conquiste».Nel suo intervento don Luigi Ciotti, fondatore e presidente del Gruppo Abele e di Libera, ha esaltato i valori dell’impegno civile e della legalità che nascono dal servizio, una scelta di campo. «Andate controcorrente – ha detto ai giovani – rispetto a una società che premia l’avere, il possedere e il salire. Scegliete l’essere, il dono e scendete tra gli ultimi».Emblematica la testimonianza del 26enne rifugiato e volontario eritreo sbarcato a Lampedusa dopo aver attraversato per 7.000 dollari il Sahara e il Mare di mezzo per fuggire alla leva a vita e alla schiavitù all’Asmara. Per Desbele Zerai il servizio da educatore iniziato da poco con i Salesiani in un oratorio di Cinecittà è il futuro: «Nel mio paese i giovani sono oppressi e fuggono. Il servizio civile è democrazia, partecipazione e libertà». Profugo e precario un po’ come il servizio civile, sempre al lavoro per un futuro migliore.
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