lunedì 4 dicembre 2017
L'intervento del premier in occasione della celebrazione a Roma del decennale della Riforma dei servizi di sicurezza. Terrorismo jihadista, cyber sicurezza, nazionalismo aggressivo i temi evidenziati
Miliziani jihadisti a Gaza

Miliziani jihadisti a Gaza

COMMENTA E CONDIVIDI

«Non siamo affatto condannati a combattere il terrorismo al prezzo di somigliargli». Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, esprime il suo pensiero nell'articolo di apertura del numero speciale della rivista dell'Intelligence, Gnosis, per il decennale della riforma dei servizi segreti, celebrata a Roma in un convegno all'Auditorium Parco della musica. Per Gentiloni, presente all'incontro assieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «non è comprimendo la libertà dei cittadini che si contrasta efficacemente il terrorismo, non è sacrificando la protezione dei dati personali che si può perseguire la sicurezza cibernetica, non è con la segretezza fine a se stessa che gli Organismi informativi possono preservare gli interessi nazionali».

Secondo il presidente del Consiglio «l'esperienza che abbiamo accumulato nei decenni è un bagaglio assolutamente prezioso, ma da solo non basta. Occorre, in particolare dopo la sconfitta militare del Daesh, un costante supporto informativo che permette di agire su tutti i necessari livelli di contrasto a cominciare dai canali di diffusione della propaganda jihadista, dai processi di radicalizzazione, addestramento ed emulazione in internet, dalle fonti di finanziamento delle varie organizzazioni terroristiche».

Riguardo poi al fenomeno dei nazionalismi in crescita, il premier mette in guardia dalla «tendenza all'esaltazione delle sovranità che talvolta assume caratteristiche nostalgiche di piccoli e grandi imperi. E questo sovranismo produce comportamenti che, a loro volta, producono minacce". Ecco perché, è l'inciso, nel lavoro di tutti a difesa della sicurezza del Paese «dobbiamo essere certamente attrezzati ed agguerriti, ma sempre fedeli ai nostri valori di pluralismo, di democrazia e di libertà. Queste due cose devono andare insieme». Gentiloni spiega anche che «se amici e partner sono anche concorrenti, ciò non vuol dire che si debba abdicare alla promozione del libero scambio e a politiche di convinta apertura a quegli investimenti esteri che generano occupazione e sviluppo. Né comporta che si debba essere partecipi di forme di nazionalismo aggressivo nelle quali non ci riconosciamo e che non ci appartengono». Per il presidente del Consiglio «la forte instabilità del quadro geopolitico e le conseguenze sociali ed economiche della globalizzazione non impediscono di contribuire in maniera virtuosa ai processi di governance globale, ma a condizione che si disponga di strumenti analitici che permettano di individuare in tempo utile le insidie, anche quelle non immediatamente percepibili».

I servizi italiani comunque sono all'altezza dei compiti difficili che si presentano, sostiene ancora Gentiloni: «In un panorama di minacce molto mutato per pervasività novero e sofisticazione, il Paese può fare affidamento su uno strumento pienamente in grado di rispondere alle avversità del mondo in cui viviamo». E allora per il presidente del Consiglio «va reso pieno merito ai vertici della nostra intelligence e a tutte le donne e gli uomini che con loro collaborano, ai professionisti di lungo corso e ai talenti più giovani reclutati in questi anni, di aver assolto fino in fondo il mandato loro affidato», aggiunge. «Il modello di intelligenza sul quale l'Italia può contare è esattamente quello di cui ha bisogno», conclude il premier. II provvedimento legislativo che dieci anni fa ha riformato il settore, quindi «può vantare una straordinaria modernità". L'intelligence, conclude, «si è così guadagnata la fiducia dell'opinione pubblica, facendo della trasparenza un obiettivo concreto».

Positivo il bilancio anche del direttore del Dis, Alessandro Pansa: «Nella costruzione riformatrice trovò espressione una grande scelta culturale, prima ancora che legislativa: quella di emancipare la struttura dall'alveo angusto della cultura della segretezza». Pansa avverte poi che «il web, i social, i sistemi di comunicazione relazionale che vengono utilizzati portano con sé
un numero consistente di insidie e la mancanza di regole e di controlli - peraltro ben difficili anche da concepire - lo rendono un mondo ad alto rischio per chi non è ben attrezzato alla navigazione e non è ben consapevole di cosa stia accadendo». Il direttore del Dis annuncia quindi l'avvio della prima campagna cyber destinata ai giovani promossa dallo stesso Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, cui seguirà un'altra rivolta alle piccole e medie imprese. L'iniziativa, chiamata Be aware. Be digital, ha l'obiettivo di promuovere un utilizzo consapevole delle tecnologie Ict (tablet, smartphone, social media, web in generale), attraverso alcuni progetti per i ragazzi con tutorial ed app formativi, da vivere in maniera diretta e tramite le istituzioni scolastiche. Alle piccole e medie imprese saranno fornite buone prassi e strumenti utili allo sviluppo delle risorse umane.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: