venerdì 25 agosto 2017
Paola Basilone: dopo la giornata di ieri l'amaro in bocca resta, ma la magistratura chiede di liberare gli immobili occupati. Spetta alle istituzioni locali trovare assistenza e ricovero.
Il prefetto di Roma Paola Basilone (Ansa)

Il prefetto di Roma Paola Basilone (Ansa)

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«L’amaro in bocca, in queste vicende, resta sempre... Ma, sotto il profilo dell’ordine pubblico, l’operazione delle forze dell’ordine è stata condotta correttamente. A Roma gli immobili occupati sono un centinaio e quello di via Curtatone era da tempo fra i primi da liberare, sulla base di una determinazione della magistratura... ». È sera quando, al telefono con Avvenire, il prefetto di Roma Paola Basilone tira le fila di una giornata al calor bianco, iniziata alle sei di mattina con l’allontanamento, col getto degli idranti, dei rifugiati accampati in piazza Indipendenza.

Perché non si è trovata una soluzione abitativa per i 400 occupanti, prima dello sgombero?

Facciamo chiarezza sui numeri. Secondo un censimento preventivo, nell’immobile c’era un centinaio di occupanti stabili, gli altri erano saltuari. Per quei cento, l’amministrazione comunale – che è competente al riguardo – ha trovato alcune sistemazioni, però respinte dagli interessati, tranne che da alcune famiglie con bambini, che andranno in villette a schiera messe a disposizione dalla proprietà, in provincia di Rieti.


Davvero i rifiuti sarebbero stati indotti da «infiltrazioni dei Movimenti di lotta per la casa », come si legge in una nota della prefettura?

Quella su 'presunte infiltrazioni' è una dichiarazione che non mi attribuisco, non ho prove per dirlo. Ciò che diciamo, in base ai rapporti della questura, è che alla trentina di persone rimaste in piazza dopo lo sgombero di sabato, se ne siano aggiunte altre.

Era proprio necessario usare gli idranti?

Quando abbiamo pianificato lo sgombero, ho chiesto che non si facesse nessuna azione di forza. L’allontanamento dalla piazza ha fatto seguito al lancio di sassi, bottiglie e bombole di gas contro gli agenti, per cui ci sono alcuni occupanti denunciati.

Eppure Medici senza frontiere riferisce di 13 rifugiati medicati.

Forse qualcuno è caduto durante l’allontanamento dalla piazza ed è stato medicato. Ma, come ho detto, sono stati gli agenti ad essere stati bersagliati con bottiglie e altri oggetti. Abbiamo i filmati, ormai la polizia filma tutto...


C’è però un altro video in cui un funzionario di Polizia incita i suoi uomini: «Questi devono sparire, peggio per loro. Se tirano qualcosa, spaccategli un braccio». E la Questura ha avviato un’indagine.

Se qualcuno ha detto quelle cose, ne risponderà personalmente. L’ordine è stato di non utilizzare alcuna forma di violenza, fermo restando che l’immobile andava liberato. Da un anno facevamo riunioni col comune, che si era impegnato a trovare una soluzione alternativa.

Prefetto, le scene di questi giorni non danno l’impressione di una pianificazione...

Non spetta al prefetto trovare assistenza e ricovero, ma alle istituzioni locali. La domanda andrebbe rivolta altrove. Il punto, per noi, è che l’immobile era occupato dal 2013 ed era stato già decretato, dal 2015, un sequestro preventivo con assegnazione di forza pubblica, deciso dal Gip, organo giudicante. Andava liberato e restituito alla proprietà, che ha sporto denuncia per omissione d’atti d’ufficio nei confronti di Prefettura, Questura e altri enti, chiedendo che si ottemperasse al provvedimento del giudice.

Con un centinaio di sgomberi in vista, servirebbe un intervento straordinario del Parlamento, o un decreto del governo?

Secondo me, sì. Andrebbe fatto un provvedimento legislativo straordinario, perché decine e decine di situazioni così non possono essere gestite solamente sul piano dell’ordine pubblico, né solo sul piano assistenziale. E non si può neppure scaricare sui privati, ossia sui proprietari delle decine di immobili occupati, tutto il peso di questa situazione sociale.

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