sabato 19 ottobre 2013
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Un piano d’azione nazionale anti-tratta e un fondo unico in cui ogni anno arrivino risorse certe. Per un scenario multiforme e in movimento come il mercato di uomini, serve infatti un tavolo permanente di confronto per avviare strategie comuni e adeguare il nostro Paese alle richieste dell’Europa. Caritas italiana e Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza) sintetizzano così la loro richiesta di una regia unica sulla stratta. Ad ascoltarli il viceministro alle Politiche sociali Maria Cecilia Guerra. «I fondi sulla tratta ci sono», tranquillizza riferendosi al testo della legge di Stabilità; basteranno per avviare i bandi 2014 sulla prima accoglienza e il reinserimento, «anche se sarà difficile - continua - andare oltre la programmazione annuale dei progetti».Per adesso, dunque, i fondi arriveranno «mantenendo i livelli degli anni scorsi». Anche se il governo crede nell’idea che non sia più rinviabile la creazione di un piano d’azione nazionale, come sollecita l’Ue dal 2011. Un disegno di legge in materia è all’esame del Parlamento, ma intanto il sottosegretario prova a far rete, andando nella direzione del Terzo settore. Le competenze in gioco sono tante, ammette il viceministro, ma ogni azione sarà poco efficace «se esse non si parlano e non si arriva a una sinergia». Per questo, si sono avviati i contatti «con le associazioni per mettere in piedi un piano d’azione sulla tratta».Intanto Caritas e Cnca hanno messo sul tavolo numeri, progetti e questioni da risolvere per accogliere al meglio chi è vittima di sfruttamento sessuale e lavorativo. Serve un impegno «diretto, efficace, coerente e continuativo» ricorda il presidente di Caritas italiana don Francesco Soddu, con un approccio «fondato sui diritti umani». Va messo a sistema il «grande patrimonio territoriale che è di qualità» aggiunge il vicedirettore Francesco Marsico, per arrivare «ad una stabilità nell’accoglienza, normativa ed economica».Gli importanti passi avanti e «il surplus di risultati», avvenuti in Italia sono stati riconosciuti anche dall’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). «Sono state inserite sul tema davvero poche risorse – sottolinea Maria Grazia Giammarinaro, rappresentante speciale e coordinatrice per la lotta alla tratta – a fronte di un lavoro ottimo degli enti». Quel che è certo è che il quadro tracciato dal rapporto «cancella ogni alibi, perché nessuno può dire non sapevo». Lo ricorda il presidente del Cnca, don Armando Zappolini, chiedendo un intervento immediato sulla tratta e «un’assunzione di responsabilità delle istituzioni», perché «la nostra titubanza uccide le persone».
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