giovedì 12 maggio 2016
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CATANIA Sequestravano profughi e minori non accompagnati. Somali provenienti dai centri di accoglienza: li chiudevano in appartamenti a Catania e chiedevano il riscatto ai parenti. Trentasette somali, tre dei quali minorenni, sono stati liberati dalle forze dell’ordine. Una vicenda scoperta grazie all’inchiesta 'Somalia Express' della Squadra Mobile del capoluogo etneo e del Servizio centrale operativo di Roma, che martedì notte hanno fermato una banda composta da 13 persone, tra cittadini somali e italiani, accusati a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sette - 5 somali e 2 italiani - sono stati arrestati, gli altri, al momento risultano irreperibili. Le indagini sono scattate nell’ottobre del 2015 dopo la denuncia di una donna somala residente a Milano sulla presenza a Catania di un suo connazionale minorenne bloccato in una casa della città e che sarebbe potuto partire solo dopo il pagamento di una somma tra le 700 e le 1.000. Pochi giorni dopo la prima denuncia, le forze dell’ordine sono state in grado di rintracciare il minorenne e altri ragazzi somali detenuti all’interno di un Internet Point di via Luigi Sturzo, nel centro città, arrestando tre persone; in seguito a vari controlli e alle intercettazioni degli ultimi mesi, sono state liberate in tutto 37 vittime, di cui tre minorenni. La banda era molto attenta ai flussi migratori in entrata nel nostro Paese e agiva direttamente presso i centri di accoglienza della Sicilia e della Calabria da dove prelevava i migranti giunti clandestinamente o dagli sbarchi - per poi collocarli all’interno di appartamenti e locali. Ne sono stati individuati ben nove tra il capoluogo etneo e le zone dell’hinterland dove venivano tenuti in attesa che i familiari, contattati sempre per telefono, pagassero il riscatto. Soldi che dovevano essere versati su carte prepagate o con altri sistemi di pagamento non tracciabili come 'hawala'. Il denaro serviva in parte anche per pagare i biglietti per il viaggio e i documenti falsi necessari alle vittime per muoversi sul territorio italiano e all’estero. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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