martedì 7 luglio 2020
Le due bimbe di 2 anni del Centrafrica, Ervina e Prefina, condividevano il sistema venoso. Mamma Ermine: vorrei che le battezzasse il Papa. Enoc: quando si incontra una vita da salvare bisogna farlo
Separate con successo due siamesi unite per la testa, caso unico al mondo
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Ora finalmente si possono guardare in viso, riconoscersi dopo quasi due anni in cui hanno vissuto una con le spalle verso l’altra. Ervina e Prefina erano infatti unite per la regione parietale e occipitale del cranio, condividendo – e questo le rendeva rare tra le rare – anche gran parte del sistema venoso. Adesso però mamma Ermin epuò finalmente abbracciarle e guardare contemporaneamente i loro volti, grazie all’intervento di separazione effettuato all’ospedale Bambino Gesù. Un’operazione, avvenuta a giugno con una durata di 18 ore, a cui l’equipe dell’ospedale sul Gianicolo si è preparata con un anno di studio, per fare in modo che le due gemelline siamesi provenienti da Bangui (Centrafrica) avessero la una vita normale a livello motorio e cognitivo. E per questo ora il suo desiderio più grande è che «papa Francesco possa battezzare le sue bambine, rinate una seconda volta».

Le due siamesi separate e la mamma Ermin

Le due siamesi separate e la mamma Ermin - Ufficio stampa Bambino Gesù

L’eccezionalità sta proprio in questo dettaglio – una coppia di craniopagi totali posteriori con condivisione del sistema venoso – che porta così la separazione di Ervina e Prefina ad essere il primo caso al mondo del genere con le stesse chance di qualità della vita per enbrambe. «Ho incontrato per la prima volta queste due bimbe nell’ospedale di Bangui nel 2018 – racconta la presidente dell’ospedale Mariella Enoc – erano nate da pochi giorni e avevano un’aspettativa di vita molto bassa. Penso che quando si incontra una vita che può essere salvata non ci si può voltare dall’altra parte, bisogna farlo». In questi mesi a prepararsi non sono stati solo i medici dell'ospedale ma anche le piccole pazienti per poter raggiungere uno sviluppo adeguato alla loro età (hanno compiuto due anni a fine giugno festeggiate da tutto il reparto di neurochirurgia dell’ospedale) e un sistema di specchi che «ha permesso alle bambine di riconoscere il volto della sorellina già prima di essere separate». Carlo Marras, responsabile di Neurochirurgia del Bambino Gesù e dell’équipe che ha seguito le gemelline, nel ripercorrere il percorso che ha portato a questo successo, spiega con soddisfazione che le due piccole pazienti «stanno bene, ad un mese dell’intervento giocano felici in due lettini diversi, ma vicini, non hanno avuto conseguenze neurologiche» e che dopo un percorso di riabilitazione di alcuni mesi potranno tornare a casa e svolgere una vita normale.

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