mercoledì 12 dicembre 2012
Dopo giorni di silenzio, il Comune svela le sue reali intenzioni sulle politiche familiari: basta agevolazioni per tutti. Se si riducono le tariffe, altri finiranno per pagare di più. Gli esperti dell’associazionismo: vecchie logiche assistenziali.
COMMENTA E CONDIVIDI
​«Hanno azzerato il quoziente familiare? E le prime vittime saranno proprio le famiglie più bisognose. Dal primo gennaio i nuclei di Parma, quelli con maggiori carichi familiari e con redditi più bassi, pagheranno circa il 30 per cento in più per le tariffe comunali». Non ha dubbi Alfredo Caltabiano, membro del direttivo regionale del Forum delle Associazioni familiari. La sospensione del "quoziente Parma" dall’inizio del 2013, decisa dalla giunta comunale con una delibera lo scorso 26 novembre, avrà effetti negativi per tutti. «Perché il Comune non chiede ai cittadini se sono d’accordo invece di far passare sotto traccia una decisione così importante? L’amministrazione parla tanto di trasparenza, ma i parmigiani non sono stati coinvolti, nemmeno le associazioni che pur hanno lavorato molto sul "quoziente". Se il sindaco Federico Pizzarotti al ballottaggio ha preso più voti rispetto al primo turno è anche perché una fetta dell’elettorato ha creduto alle sue promesse». Ribadite - dopo le rassicurazioni in campagna elettorale - nelle Linee programmatiche di mandato 2012-17 pubblicate sul sito del Comune sotto la voce "Valorizzazione del Quoziente Parma". Del tutto diverse invece le parole di Laura Rossi, che ha la delega anche alle politiche familiari nella giunta a 5 Stelle. L’assessore – che la scorsa settimana non aveva voluto rispondere alle domande di Avvenire – ha preferito affidare a un comunicato la posizione dell’amministrazione sulle politiche familiari. «Il quoziente Parma in questi anni è stato un aggravio per le casse del Comune, perché ha portato agevolazioni a tutti. Chi afferma che sia uno strumento di equità a costo zero – sostiene l’assessore – non racconta la verità ai parmigiani: se davvero lo fosse, riducendo il costo di qualsivoglia tariffa ad alcune famiglie, lo stesso aumenterebbe proporzionalmente per altre. Il "QP" è temporaneamente sospeso perché si è in attesa del nuovo decreto attuativo di modifica dell’Isee: dalle informazioni in nostro possesso dovrebbe contenere le correzioni necessarie per rendere lo strumento più efficace». E ancora: «Per la giunta la sua reintroduzione presuppone un patto con i cittadini: le famiglie in difficoltà, legittimamente, pagheranno in minor misura, ma quelle benestanti dovranno contribuire complessivamente di più (con un aumento delle tariffe più alte)». Un ritorno insomma alle vecchie logiche assistenzialistiche. Decenni di riflessione culturale sulla fiscalità familiare azzerati da un atteggiamento anti-familiare pesantemente ideologico. È proprio questa parte – controbatte Caltabiano – la più «sorprendente», perché è proprio su questo punto che le associazioni familiari si sono tanto battute. «Il "quoziente" – ribadisce l’esperto del Forum – è a costo zero per il Comune, potendo far leva su vari aspetti: retta minima, retta massima, Isee minimo, Isee massimo, fasce di esenzione, pesatura dei carichi...». Negli ultimi mesi «le maggiori entrate nelle casse comunali – con Imu, addizionali, tariffe varie – le hanno sostenute proprio le famiglie. Quando si dice che in quattro anni sono stati spesi 5 milioni di euro tra quoziente, bandi per famiglie monogenitoriali, famiglie numerose e altro, si dimentica di dire che quei soldi non sono uno spreco ma un investimento», chiarisce ancora l’esperto del Forum. Sullo stesso tenore le osservazioni di Pietro Moggi,  presidente del Forum delle associazioni familiari dell’Emilia Romagna: «Non può passare il principio che i figli se li possano permettere solo le famiglie più benestanti: sono un bene per tutta la società, mentre l’inverno demografico che si prospetta è una vera sciagura». E aggiunge: «Se le politiche per le famiglie che il Comune di Parma intende attuare sono quelle accennate nella presa di posizione dell’assessore, rimangono chiuse nella logica della lotta alla povertà». Del tutto ignorato quindi il riconoscimento del ruolo sociale della famiglia. «Il nostro non è un intento polemico – conclude Caltabiano – ma una volontà collaborativa e costruttiva, visto che il "quoziente" è diventato uno strumento importante per le famiglie non solo di Parma ma oer tante altre città italiane. In ogni caso, se l’assessore Rossi intende ancora contare sulla nostra collaborazione, noi siamo qui».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: