domenica 11 agosto 2019
L’ex ministro invita i suoi a non precipitare le cose e rispettare i tempi dettati dal Colle. Ma esclude divisioni sulla linea di Zingaretti
Graziano Delrio (Ansa)

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Il Pd ha ben chiaro che «siamo ancora in una Repubblica parlamentare dove i poteri sono distribuiti. Non facciamo tutte le parti in commedia come Salvini, ma ci affidiamo con piena fiducia al presidente della Repubblica, che ha il compito di dare tempi e modi per una riflessione». Il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio è tornato inevitabilmente al lavoro. Conosce bene l’iter delle crisi e preferisce attendere l’incontro con Sergio Mattarella prima di prospettarne gli esiti. E però non nega la necessità di non lasciare il Paese nel pantano.

Quindi sarebbe disposto a fare un accordo con Grillo, che chiede un governo di scopo?

Lasciamo perdere Grillo. Tutte le forze politiche devono pensare al bene degli italiani e non al proprio tornaconto. È chiaro che c’è stata una crisi perché il governo non ha saputo governare. Il prodotto dell’esecutivo gialloverde è stato zero investimenti, zero crescita e zero posti di lavoro...

E il Pd farebbe un accordo con chi ha ottenuto questi risultati?

Noi abbiamo piena fiducia che il presidente della Repubblica farà quello che ritiene utile per dare il meglio al Paese, che sia lo scioglimento in tempi rapidissimi, che sia un piccolo periodo in cui ci sia la necessità di prendere due o tre decisioni... noi, dopo il disastro combinato da Salvini, siamo pienamente fiduciosi nel capo dello Stato.

Ma il segretario Zingaretti ha detto che non si vuole accollare responsabilità come ha fatto il Pd in passato.

Credo sia assolutamente chiara la nostra posizione: in un momento come questo in cui si consuma un fallimento così evidente è necessaria una svolta per il Paese e la svolta la può imprimere solo un governo legittimato dal voto degli elettori. Nessuno di noi però è così ambizioso da pensare di poter decidere prescindendo dai tempi e i modi che le crisi parlamentari hanno. Nessun dubbio sulla via principale. Condividiamo totalmente l’obiettivo di Zingaretti, avendo in mente che non può essere Salvini a dettare tempi e modi dell’agenda, perché sarebbe assurdo che chi ha combinato questo pasticcio possa essere anche quello che gestisce ora tempi e modi della crisi.

Però, scusi, il Pd sembra di nuovo diviso tra i gruppi parlamentari (per lo più renziani) e la segreteria... Vi state spaccando di nuovo?

Assolutamente no. Credo che siamo tutti d’accordo nella prospettiva, ma anche nel fatto che ognuno deve fare il suo di mestiere. Che non possa essere questo governo a gestire una delicata fase con il Paese ridotto allo stremo, con poca credibilità internazionale e poca energia, dobbiamo prenderne atto.

Se ci fosse una Direzione e Zingaretti chiedesse subito il voto?

Saremo uniti e seguiremo con una discussione aperta i nostri organismi democratici, stando attenti a che prevalga una linea di chiarezza e responsabilità, perché le due cose non sono contrapposte. Chi oggi vuole insegnare al capo dello Stato cosa deve fare, secondo me sbaglia.

Comunque Zingaretti si appella all’unità. Parla di Renzi come una risorsa...

Ne sono sicuro. L’unità è un grande valore, è anche la cosa più difficile da mantenere, ma sono certo che in questa fase difficile il Pd saprà dare il meglio di sé unito.

M5s vi chiede di votare la riforma costituzionale...

Abbiamo votato contro quella riforma, che fa perdere il rapporto democratico tra cittadino ed eletto, toglie rappresentatività ai territori. Siamo al paradosso che ci venga chiesto ora, visto che è stata votata dalla loro maggioranza. Non possiamo fare giochini. Se si sono accorti ora che Salvini fa del male alla democrazia, dopo aver votato i decreti sicurezza e misure che hanno creato odio nel Paese, mi fa piacere che ci siano arrivati, ma non significa che ci sarà alcun accordo politico.

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