lunedì 4 febbraio 2019
La sentenza reintroduce l'aggravante nei confronti di 13 imputati riconducibili alla famiglia di Ostia. Il processo rinviato al tribunale di secondo grado dopo il pronunciamento della Cassazione
Il clan Fasciani è un'organizzazione mafiosa
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È mafia. Il clan Fasciani di Ostia è un'organizzazione criminale di stampo mafioso. Lo ha stabilito, dopo tre ore di camera di consiglio, la Corte di appello di Roma che ha reintrodotto l'aggravante del metodo mafioso al termine del secondo processo d'appello nei confronti di 13 imputati riconducibili al clan del litorale romano accusati, a vario titolo, di reati che vanno da quelli per droga, all'usura ed estorsioni. Sono state comminate condanne per oltre 160 anni.

Il processo era tornato in appello dopo che la Cassazione aveva ordinato di svolgere un nuovo dibattimento per valutare l'esistenza dell'aggravante di mafia che in secondo grado era caduta. Lo scorso ottobre il pg Giancarlo Amato aveva chiesto condanne per quasi 180 anni complessivi. In particolare la condanna più dura è per il capofamiglia Carmine Fasciani, per cui è stata stabilita una pena di ventisette anni e dieci mesi di carcere. La moglie del 'boss', Silvia Franca Bartoli invece è stata condannata a 12 anni e 5 mesi, le figlie Sabrina e Azzurra, rispettivamente a 11 anni e 4 mesi e 7 anni e 2 mesi, il fratello Terenzio a 8 anni e 6 mesi e il nipote Alessandro a 10 anni e 6 mesi. Condannati inoltre Riccardo Sibio a 25 anni e 3 mesi, Luciano Bitti 13 anni e 3 mesi, John Gilberto Colabella a 13 anni, Mirko Mazzoni a 10 anni, Danilo Anselmi a 7 anni, Eugenio Ferramo a 10 anni e Gilberto Inno 7 anni e 1 mese.

La vicenda

Complicata la vicenda processuale che ha visto alla sbarra il potente clan del litorale romano, dopo avergli sequestrato beni per oltre 18 milioni di euro tra immobili e terreni. In primo grado ci furono pesanti condanne, oltre 200 anni di carcere, ma in appello, però, cadde l'accusa di associazione e l'aggravante della modalità mafiosa. Per dieci imputati le condanne furono più lievi. Poi si è arrivati alla decisione della Cassazione, che il 26 ottobre 2017, ritenendo «processualmente acquisito che la famiglia Fasciani ha costituito un'associazione per delinquere di tipo mafioso con a capo Carmine Fasciani», ha ordinato di rifare il processo d'appello al fine di riprendere in considerazione l'accusa di mafia, con le relative aggravanti, anche per il narcotraffico. Nel corso della sua requisitoria - durata tre udienze - il pg Amato, dopo aver spiegato il «genere» di mafia «presente in questo processo» indicandone le caratteristiche e calandole nel caso concreto, ha concluso evidenziando l'esistenza «di plurimi indicatori di mafiosità».



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