giovedì 11 febbraio 2016
L’appello dell'associazione Agapo: questa legge punta ad omologare il diverso e diventa scelta omofoba.
Perché no l'adozione da parte di coppie omosessuali (Fiorenzo Facchini)
«DDl Cirinnà, problema per i nostri figli gay»
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«Cari senatori, siete sulla strada sbagliata. Se la legge passerà senza variazioni finirete per infliggere ai nostri figli una sofferenza aggiuntiva, quella che deriva dalla volontà di offuscare il reale per affermare una situazione inesistente». Firmato le famiglie con figli gay. È il senso dell’appello che Agapo (Associazione genitori e amici di persone omosessuali) ha inviato ai senatori di tutti gli schieramenti. Obiettivo, quello di stralciare dalla proposta di legge Cirinnà gli aspetti considerati più negativi per gli stessi omosessuali, a cominciare dalla stelchild adoption. Sembra un paradosso, ma il ragionamento dei responsabili di Agapo presenta non pochi aspetti a cui prestare attenzione. Arriva innanzi tutto da persone che conoscono l’omosessualità molto da vicino e da anni fanno i conti con le attese e le sofferenze di queste persone. Racconta inoltre un aspetto reale del pianeta omosessualità, non viziato cioè da rivendicazioni ideologiche né appesantito da obiettivi politici. «Perché bisogna dirlo con franchezza. Gli omosessuali che fanno riferimento alla cultura delle lobby Lgbt sono una minoranza. Chi vive sulla propria pelle questa condizione sceglie molto spesso il silenzio ». Il senso della lunga lettera inviata ai senatori sta tutto qui: «Come genitori di figli omosessuali – si legge nel documento firmato da Michele Gastaldo, presidente di Agapo – non crediamo che l’omologazione dell’unione omosessuale alla famiglia uomo-donnabambino, cui ambisce il ddl, cambierà in positivo la 'visione sociale dell’omosessualità'; se mai genererà un’avversione verso quegli omosessuali che antepongono i loro diritti di adulti a quelli dei bambini». In altre parole, secondo gli estensori del documento, la realtà delle persone omosessuali è ben più complessa di quella prospettata nel disegno di legge. E la pretesa di 'omologare' le unioni omosessuali alla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna non è un gesto di apertura, ma di chiusura. Una scelta che «è sintomo di mancata accettazione del diverso, segno di un’omofobia non elaborata da parte della società che a tutt’oggi non riesce ad immaginare l’altro, cioè la persona omosessuale, se non uguale agli altri, ossia se non vive in un matrimonio 'ugualitario'». La dimostrazione che dietro il tentativo di omologazione si nasconde un atteggiamento forse implicitamente omofobo arriva da una sottolineatura storica. I Paesi che oggi concedono agli omosessuali i diritti civili più larghi – Stati Uniti, Olanda, Germania – sono anche quelli che «si sono resi colpevoli dei maggiori crimini verso gli omosessuali ». Detto in altro modo, la pretesa dell’equiparazione è una violazione per via legale di quella diversità antropologica che è un dato di realtà. E allora, come esistono tante coppie omosessuali che – al di là delle rivendicazioni dettate dalle varie ideologie gender – accettano i limiti intrinseci alla loro condizione biologica che rende impossibile la generazione, così la legge non dovrebbe prospettare una situazione diversa dalla realtà propria della condizione omosessuale. Ecco perché, spiegano i responsabili di Agapo, alla sofferenza dei nostri figli «non sono utili le semplificazioni a livello istituzionale contenute nel ddl». Da qui la conclusione: «Gentile senatrice, gentile senatore, nel caso la legge passi così com’è – cioè con la stepchild adoption – difficilmente la questione finirà lì e si allargherà lo scollamento tra istituzioni e cittadini comuni». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’appello Monica Cirinnà ascolta Gaetano Quagliariello (di spalle).
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