giovedì 26 dicembre 2013
Impegni su tasse, azzardo e immigrati.
Richetti: «Ora tocca a sindacati, Confindustria e banche»
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La sottolineatura maggiore è per la «svolta generazionale» alla guida del Paese, «nel 2013 l’Italia ha di colpo recuperato 30 anni nel calendario», ma ora questa nuova generazione (che comprende ovviamente anche Renzi e Alfano) «non può fallire, non ha alibi». Alla sua prima conferenza stampa di fine anno da premier, Enrico Letta sposta l’orizzonte all’anno che verrà, quel 2014 in cui «i tanti San Tommaso saranno costretti a ricredersi»: sia sul piano dell’economia che dell’azione politica, perché con Renzi ci sarà «un gioco di squadra» che «dimostrerà tutti gli effetti positivi». E per far ricredere gli italiani, in vista del "patto di governo" da siglare a gennaio, nei 90 minuti del "fuoco di fila" coi giornalisti Letta mette sul tavolo oltre alle riforme (vedi pagina a fianco) almeno tre impegni - su immigrazione, contrasto al gioco d’azzardo e fondo taglia-cuneo fiscale -, sui quali peraltro viene incontro a richieste del segretario-sindaco. Resta questo, comunque, un tempo in cui non si può fare il Babbo Natale (come aveva detto venerdì scorso a Bruxelles) anche se, forse incoraggiato dal vistoso albero natalizio messo alle sue spalle, Letta sostiene che «abbiamo alle spalle la parte più complessa della crisi, l’Italia ce la farà». Aiutata anche da quel "dividendo della stabilità" che ha cifrato nei «circa 5,5 miliardi» di calo della spesa per interessi ottenuto in questo 2013.Meno tasse. Il capo del governo ha voluto sgombrare il campo dagli «equivoci» sorti negli ultimi giorni: dopo le proteste di Confindustria («Capisco l’impazienza di molte parti sociali»), ha ribadito che sarà «automatico» il meccanismo che porterà a ulteriori riduzioni del costo del lavoro grazie al Fondo alimentato dalle risorse provenienti dalla revisione della spesa e dalla lotta all’evasione fiscale. Gennaio, inoltre, sarà il mese-chiave per l’intervento sul rientro dei capitali illegalmente tenuti all’estero e per «terminare l’iter della delega» per rendere il Fisco «più amico dei cittadini»."Bisca Italia". Anche in risposta alla norma pro-giochi passata alla Camera (e definita «una porcata» da Renzi), Letta ha promesso un deciso cambio di passo: «Sento fortissima la necessità di intervenire su questo settore, che ha mostrato di fare danni sociali evidenti. Il piano d’azione sul gioco non conterrà impegni generici, ma un complesso d’interventi che modificherà il modo d’agire verso il settore».Cittadinanza e Cie. I fatti degli ultimi mesi, dalla tragedia di Lampedusa all’ultima protesta nel Cie di Ponte Galeria, hanno colpito il premier: che, dopo aver ricordato la «risposta data con l’operazione "Mare Nostrum"» a sbarchi che «sono più che triplicati» nel 2013, ha indicato la «revisione della legge Bossi-Fini» come uno dei temi da discutere a gennaio assieme allo ius soli («Proporrò il suo inserimento nel patto di governo»), «mentre da subito ci metteremo al lavoro per la revisione dei Centri e del sistema d’accoglienza».Napolitano «salva-Italia». L’unico momento in cui Letta perde un po’ del suo aplomb è quando si parla degli attacchi al capo dello Stato: «Ritengo che si sia passato assolutamente il limite». Nel mirino, ovviamente, ci sono i post di Grillo, che sono «fuori luogo» perché si può dire che l’azione di Napolitano «ha salvato l’Italia». È un’analisi che Letta ha accompagnato a un messaggio, a Berlusconi e a Fi, a non mettersi in scia a Grillo e a «non farsi prendere la mano dalla strada populista e nichilista».Il dialogo con Renzi, dal lavoro. Inevitabilmente, però, il convitato di pietra è stato Matteo Renzi. Letta ha garantito che fra loro non ci saranno problemi, nemmeno sul piano per il lavoro prospettato da Renzi (da lui non "sposato" però con particolare enfasi: «Affronteremo tutte le proposte degli attori della maggioranza») e pur senza sgombrare del tutto il campo dall’ipotesi che nel 2015 (o quando si tornerà alle urne) anche lui possa restare in corsa. «Io non sono e non sarò mai un premier tecnico», ha precisato rivendicando di aver mostrato, nei giorni della fiducia del 2 ottobre, di essere «un leader politico» e, soprattutto, uno in possesso di «una merce rara: l’assunzione di responsabilità».

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