mercoledì 12 agosto 2020
Il Tribunale di Como ha disposto per la madre l’allontanamento dalla casa familiare. 47 kg era il limite di peso imposto alla ragazza allora quindicenne. Il caso fa discutere
«Sei troppo grassa e brutta». I limiti imposti alla figlia dalla madre
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Quarantasette chili. Questo il limite di peso imposto da una madre residente nel comasco alla figlia, all’epoca dei fatti quindicenne. «Sei brutta, devi dimagrire». E ancora: «Ma non vedi quanto sei grassa?».

Ecco le parole che accompagnavano controlli e privazioni imposti dalla mamma. Fino alla denuncia depositata a ottobre 2018 presso la Procura di Como, che ha fissato a ottobre 2020 l’udienza preliminare. In questi 24 mesi l’attività degli inquirenti ha permesso di ricostruire i fatti.

Ad accorgersi della situazione la zia della quindicenne, che, da medico, ha compreso il disagio della nipote e ha denunciato i fatti. Il Tribunale di Como ha disposto per la madre l’allontanamento dalla casa familiare, con il divieto assoluto di avvicinare la figlia e di contattarla. Durante l’incidente probatorio l’adolescente ha sostanzialmente confermato le accuse alla madre la quale, invece, ha negato ogni addebito sostenuta dal marito.

La vicenda ha suscitato molte riflessioni, scuotendo una città di Como quasi intorpidita dall’afa agostana. «Questa storia ci apre un orizzonte immenso di argomenti, soprattutto a livello educativo e familiare». È il parere di Laura Romano, pedagogista comasca, autrice di un libro sul tema del disturbo alimentare, per due anni coordinatrice dello sportello 'Ananke', attivato proprio per dare una risposta alle emergenze nel rapporto col cibo. «Nel territorio comasco il problema c’è, con dinamiche simili a quanto avviene in ambito nazionale », aggiunge Romano.

Se fino a una ventina di anni fa il primo esordio era per l’anoressia 15-16 anni e per la bulimia i 20, «oggi già alle scuole medie, abbiamo episodi di disagio alimentare (una malattia di tipo psichiatrico). Per i disturbi (un rapporto disordinato con il cibo) scendiamo all’ultimo anno della primaria, con dieci-undicenni che si dicono già a dieta».

In Italia si calcola che ogni anno almeno 8.500 persone si ammalino di disturbi del comportamento alimentare: nel 90% dei casi sono donne. «Il disagio alimentare – riprende Romano – è legato a una questione di immagine, a partire dai canoni di bellezza imposti. Mentre il disturbo è una patologia spesso frutto di un evento traumatico e che richiede un'équipe specialistica per la riabilitazione».

Quanto accaduto a Como «invita a una considerazione principalmente pedagogica, senza esprimere giudizi. Spesso nel rapporto genitori-figli si creano aspettative distorte. Non è escluso che anche la mamma, abbia avuto un rapporto difficile con il cibo».

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