martedì 3 novembre 2020
Quattro sacerdoti scomparsi lo stesso giorno, il 31 ottobre. Colpite le diocesi di Fano e Senigallia, di Arezzo, Rimini, Bolzano Bressanone, Teggiano-Policastro e Crema
Sei preti morti in pochi giorni. 130 le vittime del virus

Ansa

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Sei preti in pochi giorni portati via dal virus, quattro lo stesso giorno. Erano mesi che non si verificava una sequenza così drammatica di notizie di sacerdoti – anziani e in qualche caso già sofferenti per altre patologie – morti per l’impatto del Covid sulla loro fragilità. Se a marzo i decessi in rapida successione erano concentrati in poche diocesi (Bergamo in primis), ora le informazioni arrivano da tutta Italia: Marche, Toscana, Romagna, Campania, Alto Adige e Lombardia. La contabilità dei lutti nel nostro clero diocesano sale così a 130 da fine febbraio. Il 31 ottobre è morto all’ospedale di Pesaro don Aldemiro Giuliani, 86 anni, che ha diviso il suo ministero tra le diocesi di Fano e di Senigallia dedicandosi in particolare ai malati in tre ospedali e insegnando psicologia agli infermieri. Si era occupato anche di giovani abbandonati e di disabili.

Legatissimo alla comunità di Mondolfo, era noto per la sua abitudine di ricordarsi del compleanno di tutti i parrocchiani. Nello stesso giorno si è spento ad Arezzo don Romano Bertocci, 92enne che seguì la vocazione francescana per poi entrare nel clero della diocesi pur restando legato all’essenzialità appresa alla Verna. Dal 1978 a due anni fa parroco di Santa Cristina in Chiani, alla periferia di Arezzo (dove l’arcivescovo Fontana ieri ha celebrato il funerale), è stato a lungo insegnante di storia e filosofia in un liceo della città e ha accompagnato sino al 2014 i pellegrinaggi in Terra Santa.

È il primo prete della diocesi di Arezzo a perdere la vita per il contagio. Del 31 ottobre è anche la morte di don Giorgio Dell’Ospedale, 78 anni, parroco dei Santi Angeli Custodi a Riccione, diocesi di Rimini. La sua lotta col virus era iniziata con il ricovero il 2 ottobre e tre lunghissime settimane in terapia intensiva. Figlio spirituale di don Oreste Benzi, don Giorgio aveva legato la sua vita a Riccione dove – dopo una visita pastorale – il vescovo Lambiasi aveva lodato il suo «metodo educativo condito di simpatia attraente, di elevata efficacia comunicativa, di ordine e precisione, ma anche di gioia frizzante e contagiosa.

Carismatico e coinvolgente, celebrava la Messa di Natale nel Palasport per 3mila persone. I parrocchiani avevano organizzato una maratona di preghiera per lui. È morto l’ultimo giorno del mese anche don Vitalis Delago, 85enne sacerdote della diocesi di Bolzano-Bressanone, per anni parroco a Laives e poi decano a Ortisei, comunità dove sono previste le esequie giovedì. In pensione dal 2010, continuava a esercitare il suo ministero nell’unità pastorale della Val Gardena. Era un grande esperto di musica sacra. È il sesto prete che la diocesi perde per il coronavirus.

Don Vincenzo Manzione, della diocesi di Teggiano-Policastro, era morto alcuni giorni prima a Roma. 87 anni, era stato postulatore di alcune cause di beatificazione, tra cui quella di Mariantonia Samà, la «monachella di san Bruno», della quale il Papa il 10 luglio ha autorizzato la beatificazione. Di ieri sera, infine, è la morte in diocesi di Crema di don Giuseppe Pedrinelli, cappellano del Cimitero maggiore della città, scomparso proprio nel giorno in cui la Chiesa commemora i defunti. 85 anni, appassionato di pittura, aveva la battuta pronta: «Sono un parroco fortunato: qui non si lamenta mai nessuno e a tutti va bene quel che faccio».

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