lunedì 11 marzo 2019
Ecco i nuovi dettagli sul caso Sea Watch e gli atti riguardanti l’iniziale stop allo sbarco e il successivo trasferimento da Siracusa a Catania
La Procura di Siracusa trasferisce gli atti dell'inchiesta a Catania
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Arrivano nuovi dettagli sul caso Sea Watch e gli atti riguardanti l’iniziale stop allo sbarco e il successivo trasferimento da Siracusa a Catania.

Sulla questione è intervenuto il procuratore di Siracusa Fabio Scavone con una intervista alla Gazzetta del Sud. Il magistrato ha confermato di avere aperto un fascicolo nelle settimane scorse, ma di averle trasferito gli atti per competenza al collega etneo Carmelo Zuccaro. “Sono arrivate diverse denunce e le abbiamo trasmesse a Catania che deve approfondire questo aspetto”, ha dichiarato Scavone in particolare a proposito dei 15 minorenni che, secondo la legge sui minori non accompagnati, avrebbero dovuto essere fatti scendere dalla nave immediatamente raggiunta l’Italia. Non solo, gli approfondimenti svolti dal procuratore Scavone hanno accertato che “il prefetto e la Capitaneria - aggiunge il magistrato - non hanno assunto iniziative in autonomia”. Gli ordini, dunque, sono arrivati da Roma.

SEA WATCH, INCHIESTE SUGLI ATTI «TOP SECRET». SI MUOVONO LE PROCURE

«Bisognerà far chiarezza su come si sono svolti i fatti», aveva affermato ad Avvenire Alessandra Furnari, assessore alle Pari opportunità sociali di Siracusa. Per il sindaco Francesco Italia, che invano aveva predisposto l’accoglienza dei minorenni in strutture riconosciute, «si è trattato di decisioni di tipo politico». E dalla giunta ribadiscono che, pur nell’anomalia dell’assenza di comunicazioni scritte da parte di organi dello Stato, sindaco e assessore sono disponibili a riferire agli investigatori quanto di loro competenza, «perché molti rapporti con il tribunale e con la prefettura, almeno da parte nostra, sono avvenuti per iscritto».

La nave dell’Ong tedesca aveva raccolto i 47 naufraghi a bordo il 19 gennaio al largo della Libia. Dopo aver inizialmente fatto rotta verso Malta, si diresse verso le Coste siciliane per ripararsi da una tempesta. La procura di Agrigento, immaginando uno sbarco a Lampedusa, avrebbe voluto ascoltare l’equipaggio per ricostruire la dinamica del naufragio dei migranti, ma il mancato assenso allo sbarco sull’isola e la violenta burrasca costrinsero Sea Watch a chiedere riparo in rada a Siracusa. Solo il 31 gennaio la situazione si sblocca con l'autorizzazione allo sbarco a Catania, avvenuto l’1 febbraio.

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