giovedì 15 agosto 2019
Una storia al giorno. "Avvenire" racconta vite di migranti sospese, ai margini dell’accoglienza, bloccate dallo stop alla protezione umanitaria, in mano alle commissioni. Un grido da ascoltare
Se lasciano la scuola diventano irregolari
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Maggiore età, una data attesa con gioia e speranza da tutti i giovani. Non da cinque immigrati minorenni accolti dalla Comunità Papa Giovanni XXIII di Reggio Calabria a 'Casa dell’Annunziata' che ospita minori stranieri non accompagnati. Sono qui da quando avevano 12-13 anni, hanno intrapreso un percorso scolastico e di integrazione, ma tra poco potrebbero essere costretti ad interrompere tutto e addirittura corrono il rischio di finire per strada.

«Ai nostri ragazzi – spiega Giovanni Fortugno, referente immigrazione della Comunità – era stata riconosciuta l’umanitaria, ma diventati maggiorenni, con l’avvento del decreto Salvini, sono esclusi dal Sistema di accoglienza. Assurdo, perché non è l’età anagrafica che sancisce la maggiore età ma lo sviluppo psicosociale del minore». Il decreto, come è noto, ha cancellato l’umanitaria. «Mentre prima poteva essere rinnovata per motivi di studio, ora con i casi speciali, gli unici previsti dal decreto, può essere rinnovata solo per motivi di lavoro».

Ed è proprio qui il problema. «I ragazzi hanno cominciato un percorso scolastico, ma ora lo devono interrompere obbligatoriamente perché o vanno a lavorare con un lavoro regolare, e così ottengono il permesso di soggiorno, oppure diventano irregolari». Infatti nelle strutture per minori si può rimanere fino a 18 anni. Prima del decreto, anche se maggiorenni potevano proseguire il loro percorso perché passavano nello Sprar e potevano proseguire gli studi e fare un percorso di integrazione. «Oggi non è più possibile. Così, diventati neomaggiorenni, fuoriescono dal sistema di protezione e di accoglienza. Ci dovrebbe essere nel decreto sicurezza una clausola che tuteli i neo maggiorenni. Invece non c’è. O trovano un lavoro regolare o finiscono per strada». Ma la Comunità non si è arresa. E ricorre al Tribunale per i minorenni chiedendo di applicare, in situazioni di particolare fragilità, l’articolo 13 comma 2 della legge 47 del 2017, la cosiddetta 'legge Zampa' che permette di andare in deroga fino al 21° anno di età. Perché il giovane ha bisogno di essere ancora tutelato, a maggior ragione se studia.

«Questa è l’unica tutela che attualmente hanno i minori che diventano neomaggiorenni. Ma il decreto sicurezza ha ignorato la legge Zampa. Se non viene applicata finiranno per strada, come irregolari. Ma di tutto questo il decreto sicurezza se ne infischia. Finché sono minori sono dentro le strutture ma quando scatta il 18mo anno la tutela finisce. Quindi ci tocca ricorrere di fronte al Tribunale per i minorenni. Sono arrivati da noi che avevano 12-13 anni. Hanno fatto le scuole medie e ora sono alle superiori. Vanno dagli scout, fanno attività sportiva. Sono integrati». Eppure le legge è chiarissima. Tutto questo viene ignorato dal decreto sicurezza, mettendo a rischio i cinque ragazzi di Reggio Calabria. E obbligando i volontari della Papa Giovanni XXIII a ricorrere al Tribunale per difendere e completare il percorso di integrazione, ed evitare la strada. «Per fortuna il Tribunale presieduto da Roberto Di Bella sta dimostrando grande attenzione e sensibilità e applica la legge Zampa». Ma ancora una volta tocca alla magistratura rimediare alle gravi ingiustizie del decreto sicurezza.

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