giovedì 3 marzo 2016
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«Non è la legge che avremmo voluto, ma è comunque un buon punto di partenza. Certo, non ci restituirà i nostri figli, ma almeno eviterà che altre madri piangano i propri». È emozionata Croce Castiglia, mentre commenta «una notizia che aspettavo da tanto, troppo tempo». Mamma di Matteo La Nasa - giovane morto poco più che ventenne, il 21 novembre 2011, dopo sedici mesi in stato vegetativo a seguito di un incidente stradale, avvenuto a Lecco il 18 luglio 2010 - la signora Croce non ha mai smesso di chiedere giustizia per tutte le vittime di quello che, da ieri, è chiamato “omicidio stradale”. Nel nome del figlio ha fondato un’associazione e con le famiglie delle vittime, era anche ieri fuori dal Senato in attesa del voto finale. Perché non è la legge che volevate? Che cosa manca? Avevamo chiesto l’ergastolo della patente, ma non siamo stati accontentati, perché una fortissima lobby si è messa di traverso. Chi non ha voluto pene più severe? Pensi che, ogni anno, l’omicidio stradale provoca circa 3mila morti. Se fossero passate pene più severe, come l’ergastolo della patente, 3mila persone non avrebbero più comprato un’auto, fatto benzina e pagato un’assicurazione. E questo tutti gli anni. Così non se n’è fatto più nulla. Che cosa vi aspettate dalla nuova legge?La nostra speranza più grande è che funzioni da deterrente e possa evitare altre morti. Anzi, siamo convinti che sarà così e, per questo, riteniamo che sia comunque un buon inizio. Il nostro rammarico è che, se si fosse fatta prima, tante vite sarebbero state salvate e alle famiglie sarebbe stato evitato tanto dolore. E anche lo Stato avrebbe risparmiato un bel po’ di soldi. In che senso? Prima di morire, mio figlio Matteo è stato sedici mesi in coma e le cure sono costate, alla sanità pubblica, circa 900mila euro. Ogni anno, ai 3mila morti sulla strada, vanno aggiunti circa 2mila feriti, 800 dei quali in coma, proprio come Matteo. Il conto è presto fatto e arriva quasi al miliardo di euro all’anno. Come si dice spesso, la legge da sola non basta. Che cosa possono fare l’associazionismo, i gruppi organizzati per renderla più efficace? Ciò che serve ora è soprattutto l’informazione e la formazione. Quando Matteo era in coma, lo portavo nelle scuole per fare vedere ai ragazzi gli effetti di comportamenti pericolosi al volante (Matteo è stato investito al tavolino di un bar, da un’auto che gli è piombata sopra dopo un “volo” di decine di metri, ndr). Con i giovani, ma anche con le famiglie, si deve fare prevenzione per evitare che i nostri ragazzi si caccino nei guai a causa di atteggiamenti disinvolti mentre sono alla guida. Anche se poi, statistiche alla mano, ci si accorge che la maggior parte degli incidenti è provocata da conducenti di mezza età. Questa legge, insomma, richiama tutti a comportamenti più responsabili e rispettosi della vita umana.
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