giovedì 28 ottobre 2010
La Commissione Cultura della Camera ha approvato un ulteriore taglio del 47% dei finanziamenti al sistema delle scuole pubbliche non statali, che dal prossimo anno non potranno più contare su 253 dei 534 milioni di euro erogati dal 2000, e mai ritoccati al rialzo, con una perdita del potere d’acquisto del 18%. Il parere di associazioni e famiglie.
COMMENTA E CONDIVIDI
«Quello che sta accadendo non è né onesto né corretto: è semplicemente vergognoso».Di ritorno dall’ennesimo tour de force romano, Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc, l’Associazione dei genitori delle scuole cattoliche, commenta così la notizia dei nuovi tagli per 253 milioni di euro, a partire dal prossimo anno, per il sistema nazionale delle scuole paritarie. In pratica, se sarà confermato l’indirizzo emerso martedì in Commissione Cultura della Camera, rispetto ai 534 milioni di euro erogati dal 2000 (e mai rivisti al rialzo da ormai dieci anni, con una perdita secca di potere d’acquisto pari ad almeno il 18%), la nuova sforbiciata sarebbe nell’ordine del 47%. Un salasso per l’intero sistema, che le famiglie non sono disposte a subire.«È troppo facile tagliare i fondi alle scuole paritarie – sottolinea Colombo, che ricorda come uno studente delle scuole libere costi allo Stato 3.500 euro all’anno, contro i 7.500 di uno della scuola statale – anzichè, come sarebbe giusto, andare prima puntualmente a verificare come sono spesi i soldi in quella statale. A questo punto, lancio un appello ai genitori della scuola statale: uniamo le forze e chiediamo insieme questa “operazione verità” al ministro Tremonti».Un appello, sotto forma di lettera aperta ai parlamentari, arriva anche dalla Fism, Federazione scuole materne, che paventa addirittura la scomparsa della scuola paritaria, se questo progetto di nuovi tagli dovesse andare in porto. «È evidente – sottolinea il segretario della Fism, Luigi Morgano – che qualora anche le attuali modestissime risorse venissero ridotte non potrebbero essere compensate da aggravi alle rette delle famiglie, data la situazione socio-economica e che non poche scuole dell’infanzia sarebbero costrette, loro malgrado, a cessare di fornire il loro pluridecennale servizio pubblico alle rispettive comunità. Il che comporterebbe un immediato impegno a doverle sostituire da parte dello Stato, con costi aggiuntivi facilmente ed immediatamente calcolabili».Bastano poche cifre, infatti, per dare la misura dell’aggravio di spesa per lo Stato: un bambino della scuola materna statale richiede, in media, un impegno finanziario di circa 6mila euro l’anno, contro i 500 euro di un bimbo dell’asilo paritario.«Questi nuovi tagli – ricorda Roberto Pasolini, presidente del Comitato politico scolastico scuole non statali (Cps) – arrivano quando le scuole hanno già stabilito le rette, anche calcolando il contributo statale. Se adesso questo viene meno, i conti non tornano più. Tra l’altro, ricordo che stiamo ancora aspettando la firma del ministro Tremonti che sblocchi, finalmente, i 130 milioni di euro a cui la conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera il 7 ottobre».Insomma, le questioni sul tappeto sono ancora molte e complicate, tanto che il presidente della Federazione istituti di attività educative (Fidae), don Francesco Macrì, parla apertamente di «visione miope» di una politica che non tiene nella giusta considerazione i temi dell’istruzione e dell’educazione. «Con questi tagli – conclude don Macrì – la scuola paritaria, già ora fortemente penalizzata e discriminata, rischierà l’estinzione e le famiglie italiane non potranno più esercitare il loro diritto umano e costituzionale di scegliere liberamente la scuola per i loro figli. In questo triste scenario, naturalmente è coinvolta anche la scuola cattolica con la sua secolare e illustre tradizione educativa, che ha contribuito a fare grande questo nostro Paese. Il nostro auspicio è che, la Politica, quella con la “P” maiuscola, fermi in tempo questa minaccia, lesiva dei diritti degli studenti e delle loro famiglie e del bene comune».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: