martedì 1 novembre 2022
Curcio (Protezione civile): più della metà degli edifici scolastici resta inagibile. «Basta pensare al recentissimo crollo all’università di Cagliari»
Un momento della commemorazione delle vittime del crollo della scuola elementare Jovine di San Giuliano in Molise, il 31 ottobre 2002, in cui persero la vita 27 bambini e una maestra

Un momento della commemorazione delle vittime del crollo della scuola elementare Jovine di San Giuliano in Molise, il 31 ottobre 2002, in cui persero la vita 27 bambini e una maestra - Ansa

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«Dopo venti anni dal dramma di San Giuliano per la sicurezza delle scuole bisogna fare di più. Dei passi in avanti sono stati realizzati ma se si vanno a vedere i numeri delle scuole italiane, fanno ancora impressione. E se dopo venti anni dobbiamo ribadire questi concetti, vuol dire che li ribadiremo fino allo sfinimento. Non vogliamo attendere un nuovo dramma». A parlare è Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione civile nazionale. Anche lui ha voluto essere presente al ricordo nel cimitero di San Giuliano, e riflette con noi su quella e altre emergenze.

Venti anni fa ci accorgemmo che le scuole non erano quei luoghi a cui affidare con tranquillità i nostri figli, ma potevano essere pericolosi. Come sempre c’è bisogno di un dramma per accorgerci che c’è qualcosa da fare per la sicurezza del Paese.

Purtroppo sì. La drammaticità degli eventi accende l’attenzione di tutto il Paese che poi nell’emergenza si scopre generoso e capace di mettere insieme le risorse migliori. Però l’emergenza accentra le attenzioni che nella quotidianità si fa fatica a portare avanti. Non è un caso che le modifiche normative spesso seguono le emergenze. Lo stesso Codice di Protezione civile emanato nel 2018, era in Parlamento dal 2017 e si è accelerato dopo il sisma del Centro Italia.

Dopo la grande attenzione di venti anni fa si pensa che non debba più succedere, invece abbiamo avuto tantissimi crolli come il recentissimo all’aula magna dell’Università di Cagliari. Passato il momento dell’emozione e cala l’attenzione.

Questa è un’altra caratteristica del Paese, avere una memoria un po’ corta. Basta andare a leggere il rapporto di Cittadinanzattiva che compie proprio venti anni. Abbiamo ancora più del 50% degli edifici che non hanno il certificato di agibilità e di prevenzione incendi, di un’alta percentuale non sappiamo l’anno di costruzione. Lo ripeto, delle cose sono state fatte, ma credo che la sicurezza infrastrutturale delle scuole sia uno dei temi su cui bisogna continuare a investire sia politicamente che da un punto di vista tecnico. Il fatto che l’età media delle scuole sia superiore a 50 anni, che più di 4 milioni di studenti popolino le scuole delle zone a rischio 1 e 2 dal punto di vista sismico, è un tema che merita l’attenzione. Ha citato il caso di Cagliari che ha scosso la collettività. Il fatto che il crollo sia avvenuto in un momento in cui l’aula non era affollata, ha consentito oggi di parlarne con maggiore serenità ma con una preoccupazione, che non può essere derubricata come «vabbè, non è successo nulla».

Venti anni fa la Protezione civile, dopo aver fatto il suo dovere intervenendo nei giorni dei soccorsi, si mosse anche in chiave normativa, con l’adeguamento della zonizzazione sismica del Paese che non era aggiornata e un Piano per la messa in sicurezza delle scuole. Cosa state facendo oggi per le scuole?

Il nostro fondo è confluito nel fondo unico per l’edilizia scolastica ed è giusto. Non è tanto importante chi gestisce il fondo, ma che le scelte dell’utilizzo del fondo siano fatte secondo criteri condivisi. E poi che questi fondi siano incrementati. Invece siamo ancora a percentuali abbastanza basse. E anche le procedure dei lavori pubblici sono troppo lente.

Quel giorno la maestra fece mettere i bambini sotto i banchi, come aveva già spiegato, ma purtroppo non bastò. La cultura del rischio è abbastanza diffusa nel nostro paese o continuiamo ad affidarci all’italiano stellone?

Ancora poco. C’è ancora moltissimo da lavorare su tutti i tipi di rischio. Soprattutto coi ragazzi. Per questo facciamo campagne nazionali su tutti i rischi. Purtroppo il nostro Paese è lo show room delle emergenze. Bisogna ricordare le grandi emergenze che hanno colpito il Paese e che potrebbero tornare. Sono dunque importanti i comportamenti ma non bastano, per questo serve la parte infrastrutturale. Se un’infrastruttura non regge come quella scuola... Dobbiamo quindi utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo nell’ambito della consapevolezza. È curioso che nella compravendita di un’abitazione si vada obbligatoriamente a definire la classe energetica ma non c’è nessun requisito sulla tenuta per un evento sismico. Davvero c’è ancora molto da fare.

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