Se non bocciate, certo rimandate in più di una materia. Le scuole di Roma, soprattutto se paragonate con gli istituti delle altre capitali europee, infatti mostrano più di una pecca. A partire dalla qualità delle strutture edilizie che ospitano gli alunni (sicurezza, manutenzione e pulizia degli spazi tra gli aspetti più critici), come anche dalla quantità delle ore dedicate alle lingue straniere e dalla capacità di preparare i ragazzi al mondo del lavoro. Sono questi alcuni dei principali dati emersi dal sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli per l’Osservatorio “Roma! Puoi dirlo forte”, dal titolo “Indagine sulla Scuola - Qualità dell’insegnamento, strutture scolastiche e dinamiche sociali degli istituti di Roma a confronto con le altre capitali europee”, presentato oggi a Roma alla Camera dei Deputati, che ha coinvolto genitori e alunni. Al contrario di quanto registrato a Vienna, Berlino, Parigi e Madrid, Roma infatti è l’unica capitale dove il trend degli ultimi anni è in peggioramento. Il 49% dei genitori romani e il 50% dei ragazzi ritengono poi che il numero di ore dedicate all’insegnamento della lingua inglese sia “scarso”, “costringendo” gli studenti romani ad un ampio ricorso alle lezioni private e le famiglie ad un ulteriore esborso economico. Sei genitori romani su dieci, e più di sei ragazzi su dieci, credono infine che la scuola non prepari sufficientemente al mondo del lavoro.
Una menzione a parte merita la condizione delle infrastrutture scolastiche. Roma a confronto con Berlino, Vienna, Parigi e Madrid è ultima in classifica per pulizia, manutenzione, sicurezza, qualità della mensa, qualità degli arredi e modernità della struttura, secondo l’opinione dei genitori. Gli studenti esprimono una valutazione meno severa, ma ad ogni modo solo il 70% è soddisfatto della pulizia degli edifici, il 41% boccia lo stato di manutenzione degli stabili e il 50% dei ragazzi non ritiene le strutture sufficientemente moderne. Per il 74% degli alunni gli spazi scolastici potrebbero essere meglio utilizzati al di fuori dell’orario scolastico, in particolare per corsi di lingua straniera, lezioni di recupero e attività sportive.
Lo studio ha riguardato 500 genitori di allievi romani dai 4 ai 15 anni e 160 in ciascuna delle altre città, nonché 250 ragazzi tra i 16 e i 19 anni a Roma e 80 in ciascuna delle altre capitali europee. In particolare, solo su Roma Capitale è stato effettuato anche un focus su 250 genitori di bambini tra 0 e 3 anni. «Nonostante non manchino elementi negativi, sembra che genitori e studenti ripongano una grande fiducia nella scuola, sebbene questa sia a volte tradita - ha dichiarato il presidente dell'Osservatorio Tobia Zevi - Roma è una città dove, da quartiere a quartiere, sono ancora profonde le disuguaglianze economiche e sociali. La scuola deve ambire ad essere sempre più presidio di comunità e motore di socialità, e preparare al meglio i giovani al mondo, oltre che al mondo del lavoro. Studenti, insegnanti e famiglie hanno inoltre il pieno diritto di poter studiare e lavorare in strutture sicure ed adeguate».