sabato 30 aprile 2016
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NAPOLI Un’attesa tra speranze e preoccupazioni accomuna sacerdoti, associazioni, insegnanti napoletani dopo che, lo scorso mercoledì, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha firmato il decreto che assegna i finanziamenti per aprire le scuole di pomeriggio, il sabato e d’estate nelle aree periferiche delle città dove è ancora alta la dispersione scolastica, a Napoli e non solo. In tutto, 10 milioni, come ha ricordato anche il premier Renzi. «Vedere una promessa fatta domenica e concretizzata il mercoledì successivo è un miracolo qui a Napoli» commenta don Angelo Berselli, portavoce del movimento trasversale riunito sotto la sigla 'Un popolo in cammino'. Parroco a Forcella, don Angelo, insieme a don Antonio Loffredo, parroco al Rione Sanità, aveva incontrato il premier Matteo Renzi in Prefettura e, ricorda, «ho avuto una sensazione positiva, di un’attenzione nei nostri confronti». Al primo dei tre punti che 'Un popolo in cammino' ha stilato in un documento per chiedere risposte ai problemi di periferie (e centro storico) c’è proprio la scuola. L’annuncio e quindi il finanziamento per tenere le scuole aperte già dal prossimo primo luglio è per don Angelo «una buona volontà palese, poiché con le istituzioni si deve collaborare», ma «rimaniamo in attesa, perché sappiamo che è un’operazione tecnicamente difficile. Aspettiamo perciò di vedere come si procederà». Non è certo quante scuole saranno aperte e dove, forse solo a Forcella e alla Sanità, né cosa faranno ragazzi e bambini. «Se la scuola si aprirà al territorio sarà positivo» afferma Giovanni Zoppoli, maestro, educatore e fondatore del Centro Territoriale 'Mammut' a Scampia. «Ma – aggiunge – se fa marketing con la lezione d’inglese o di creta o replica la restrizione degli spazi di libertà sarà un’iniziativa inutile». Il 'Mammut' ha appunto in questi giorni avviato la campagna nazionale per 'liberare' i cortili delle scuole, spesso non accessibili agli alunni per paura che possano farsi male o perché adibiti a parcheggio, ad esempio. «Se invece – precisa Giovanni – la scuola diventa punto di riferimento per il territorio, aggregazione per bambini, genitori, famiglie, può trasformarsi nel reale punto di partenza per cambiare il territorio». E i più piccoli diventerebbero i protagonisti della 'rivoluzione delle periferie'. «Sarebbero la parte attiva – conferma –. Raccoglierebbero le tracce del territorio, punto di partenza per conoscere ed includere. La scuola allora sarà il vero motore del cambiamento». Parole di chi conosce, vive problemi e potenzialità, ma il decreto 'Scuole aperte' è stato accompagnato a Napoli da svariate polemiche politico- elettorali. Da queste prende la distanza il movimento 'Un popolo in cammino', che intende continuare a segnalare «i ritardi e gli interventi spot, a partire dalla militarizzazione, del governo – si legge in un comunicato –. Abbiamo chiesto risorse straordinarie per tenere aperte le scuole aperte il pomeriggio, interventi strutturali per creare un lavoro dignitoso, sicurezza sociale per i nostri quartieri». Don Francesco Minervino, parroco e decano nella periferia nord, continua a chiedere interventi per costruire «una vita normale». Quella normalità che è una somma di tanti interventi, osserva don Angelo Berselli. «La scuola da sola non risolve, ma è un elemento e serve». Lunedì il movimento incontrerà i dirigenti scolastici di Napoli per discutere, prima del tavolo in prefettura del 3 maggio (in attesa degli altri tavoli su lavoro e sicurezza sociale), delle risorse e delle possibilità reali di aprire la scuola al territorio tutto il giorno. «Le scuole – conclude – sono l’antidoto culturale alle camorre più di ogni forza militare». Valeria Chianese © RIPRODUZIONE RISERVATA
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