venerdì 4 novembre 2016
Il 65% delle strutture edificato prima delle legge antisismica. Resta il divario Nord-Sud.
Scuole a prova di terremoto? Una su dieci
COMMENTA E CONDIVIDI

Le immagini della scuola elementare Jovine di San Giuliano di Puglia quattordici anni fa hanno fatto il giro del mondo, come quelle nel 2009 dell’istituto De Amicis a L’Aquila e le più recenti del crollo della scuola Romolo Capranica di Amatrice il 24 agosto. Eppure questi tre simboli di altrettanti devastanti terremoti non sono eccezioni, se si pensa che quasi il 90% degli edifici scolastici in Italia non è costruito secondo criteri antisismici e appena la metà ha certificati di collaudo e idoneità statica. Eppure il 40% delle classi italiane si trova su aree a rischio sismico elevato (1 e 2) e altrettanta è la percentuale di circoli didattici in cui manca il certificato di agibilità. I dati del XVII rapporto Ecosistema scuola, l’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia scolastica realizzata da Legambiente che quest’anno ha interessato 6mila strutture, non si discostano molto dal recente report di Cittadinanzattiva sulla vulnerabilità degli edifici – appena 8% sono antisismici e il 75% non ha idoneità statica, fu la loro conclusione – e rimettono al centro la sicurezza delle aule italiane.
Ancor più se si pensa che praticamente tutte le scuole delle aree colpite dai terremoti degli ultimi due mesi sono praticamente inutilizzabili, anche perché, secondo il rapporto, a Macerata e Ascoli Piceno solo il 5,6% degli edifici è antisismico (dopo il sisma del 26 e 30 ottobre le scuole inagibili sono salite a 35). Colpa anche del fatto che nel nostro Paese il 65% delle strutture è stato costruito prima del 1974, anno dell’entrata in vigore della normativa antisismica. Va detto, ad onor del vero, che negli ultimi anni sul fronte edilizia scolastica sembra muoversi più di qualcosa, a partire dalla nascita di una struttura di missione a Palazzo Chigi e dall’arrivo di risorse ad hoc. La coordinatrice Laura Galimberti ammette che «la buona notizia è che i soldi messi a disposizione sono stati spesi», anche se «tutta la filiera è però piuttosto complicata», visto che le scuole fanno capo a diversi enti locali. Ma la strada è ancora in salita e troppo a macchia di leopardo. Il governo ha stanziato 7,4 miliardi e 27mila sono gli interventi già avviati, ma appena il 9,2% ha interessato l’adeguamento sismico e l’efficienza energetica.
«Anche se ci piacerebbe arrivare a 14 miliardi per sistemare finalmente tutte le scuole d’Italia», è l’auspicio di Galimberti, che spiega l’orizzonte temporale che ci si è dati è quello di sei-dieci anni. Se è importante che cresca la cultura della sicurezza antisismica – gli edifici che hanno effettuato verifiche di vulnerabilità sono passate in un anno dal 25% al 31%, spiegano durante la presentazione del report Legambiente ieri a Roma – lo è altrettanto che questa sensibilità sia tuttavia generalizzata. Mentre le differenze tra Nord e Sud restano ancora evidenti, con i capoluoghi di provincia del Mezzogiorno che dichiarano di avere 3 scuole su 4 in aree a rischio sismico con il 58% che necessitano di interventi urgenti, venti punti in più della media nazionale. Con realtà come il Molise – regione ad alto rischio terremoti – che non ha fatto alcuna richiesta di finanziamento per interventi di sicurezza nelle sue scuole. Non va meglio se si scende nel dettaglio dei lavori, visto che in media il 71% degli interventi realizzati non è di tipo strutturale. Così nella graduatoria stilata dall’associazione ambientalista – sul podio salgono Piacenza, Trento e Parma – non brillano affatto le province interessate dal sisma: Macerata è al ventesimo posto, Perugia al gradino 26, Rieti alla posizione 50, mentre Ascoli Piceno è fuori lista per dati incompleti. Le scuole italiane invece debbono diventare «il cantiere di innovazione diffusa», chiede il presidente di Legambiente Rossella Muroni, perché il crollo delle aule nel terremoto di Amatrice dove erano stati fatti lavori per 700 milioni tre anni fa, «ci ricorda drammaticamente quanto sia urgente partire da due priorità: adeguamento sismico ed efficientamento energetico», mettendo subito in cantiere «un piano di messa in sicurezza di tutte le scuole nelle aree ad alto rischio sismico».
Perché in caso di forti scosse, è l’esperienza di Francesca Zaltieri, consigliera della Provincia di Mantova con delega all’Istruzione, questo «ci consente di limitare i danni: dopo il sisma del 2012 con 3 milioni di euro abbiamo riparato tutte le lesioni».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI