venerdì 29 ottobre 2010
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«La Finanziaria 2011 e il triennale conseguente (la manovra approvata nel 2008, ndr), equivale a una decisione politica che sentenzia la chiusura delle scuole paritarie». È durissimo il comunicato ufficiale congiunto sottoscritto dalle associazioni della scuola paritaria cattolica. «Un colpo mortale alla scuola paritaria, un colpo mortale alla libertà di tutti» afferma il documento che porta le firme della Fidae (scuole elementari, medie e superiori), Fism (materne di ispirazione cristiana), Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), Cdo Opere Educative (scuole della Compagnia delle Opere) e Movimento studenti cattolici (iscritti alle scuole della Fidae), che sottolineano come «anche questa volta la proposta di legge Finanziaria riserva amare sorprese per la scuola paritaria». E se la scuola statale «non ride col suo 5% in meno di risorse (passando da 44 miliardi a 42 miliardi) per i suoi quasi 8 milioni di studenti – si osserva nel documento congiunto –, la scuola paritaria sicuramente ha di che piangere, perché scendere da 539 a 281 milioni di euro, per oltre un milione di studenti, è insostenibile». Cifre che di fatto rischiano di «costringere molte scuole paritarie a chiudere: non si può chiedere loro l’impossibile». E non lo si può chiedere neppure alle famiglie di sostenere «un aumento vertiginoso delle rette», perchè solo questa strada permetterà a qualche scuola «di continuare il servizio» nelle condizioni economiche previste dalla legge Finanziaria 2011. Insomma «il taglio previsto per le scuole non statali non è una medicina amara: è una medicina mortale» ripetono con forza le associazioni della scuola paritaria cattolica. Ma «affossando la scuola paritaria, lo Stato procura un danno a se stesso, a tutto il sistema di istruzione e a tutta la società civile, dal dal punto di vista umano e culturale, sia dal punto di vista economico», visto che da anni moltissimi dossier hanno dimostrato come la presenza della scuola paritaria cattolica rappresenti anche un risparmio economico per lo Stato, che, in sua assenza, dovrebbe accollarsi un milione di studenti in più, che, visti i costi attuali di un alunno delle statali, porterebbe a un esborso di oltre 6 miliardi di euro. «Occorre una decisa inversione di tendenza» richiedono con forza le associazioni, non solo con un «timido, incerto e tardivo reintegro delle risorse», ma soprattutto con «l’incremento del finanziamento a favore delle scuole paritarie da inserire nelle norme generali sull’istruzione, con modalità certe anche nei tempi di erogazione, accompagnato da adeguati provvedimenti di fiscalità generale e particolare a favore delle famiglie». «Le condizioni per realizzare un sistema improntato a una effettiva libertà di scelta ci sono tutte» ribadisce il cartello delle associazioni. Ricordando anche che «non si può più aspettare».
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