lunedì 11 maggio 2015
​​Il minsitro: così non funziona, la riforma non si può fermare. Ma Cgil e Cisl attaccano: il goevrno sbaglia, modifiche al testo insufficienti. Il 19 l'approdo in aula del testo.
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É di nuovo scontro governo-sindacati sulla riforma della scuola. Il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, insiste: "La scuola solo in mano ai sindacati funziona? Io credo di no". La Cgil attacca: "La dichiarazione della ministra Boschi conferma l'arroganza e il disprezzo della democrazia". La Cisl aggiunge: "Il problema della scuola non sono i sindacati, ma le scelte sbagliate del governo". E ad accusare frontalmente ci pensa anche Stefano Fassina, uno dei "ribelli" della minoranza Pd, accusa frontalmente: "Che tristezza, la Boschi parla come la Gelmini nel 2008...". E così a pochi giorni dall'arrivo in aula alla Camera del ddl, le posizioni si allontanano ancora di più. E in tanti, sindacati ma anche M5S e Sel, annunciano proteste. A nulla, per i critici, sono servite le modifiche apportate al ddl che sabato sera ha superato l'esame della commissione Cultura della Camera.  Al ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, che parla di un testo "arricchito e integrato con la risoluzione di alcuni nodi tecnici e politici che ci aspettavamo e siamo lieti siano stati sciolti già qui alla Camera", rispondono i grillini che bollano tutto come un "impianto irricevibile". Ma è la Boschi a far infuriare il sindacato. E dire che il ministro inizialmente aveva lasciato intendere un'apertura: "La riforma non è prendere o lasciare". Poi, però, ha ribadito che "quello che non è accettabile è lasciare le cose come sono". E poi, giù contro il sindacato che nell'angolo certo non è rimasto. "La scuola non è dei sindacati ma nemmeno proprietà privata del Governo. È del Paese e di chi quotidianamente garantisce alle nuove generazioni di avere una istruzione all'altezza dei tempi", risponde duro il segretario generale della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo. Le modifiche in commissione? "Gli emendamenti approvati non cambiano l'impianto autoritario e incostituzionale del disegno di legge. Nelle prossime ore - conclude - la mobilitazione continuerà e si allargherà". Punto e accapo, dunque. E dire che il timing dice che ci siamo. Il 19 maggio il ddl arriva in aula alla Camera; entro il 15 giugno dovrebbe essere approvato al Senato e il ministro Giannini spera che dal "1 settembre 2015 questo ddl cambi, migliorandola, la scuola italiana". La Boschi ha provato ad elencare i cambiamenti, tra l'altro proprio davanti ad un prof in aspettativa, il candidato governatore del centrosinistra Luca Ceriscioli. Ha chiarito che "il ruolo del dirigente è stato attenuato, pur riconoscendo l'autonomia dei dirigenti che devono poter individuare l'insegnante più giusto per la loro scuola" e che "nel Piano dell'offerta formativa sono coinvolti anche i docenti, le famiglie e i ragazzi più grandi". "Al Senato ora c'è un passaggio fondamentale, una sfida da cogliere insieme. Rinviamo tutto? No, non ci sto", ha però messo in chiaro.
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