venerdì 29 aprile 2016
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MILANO Nel giorno di avvio del concorso per docenti, che il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, definisce «storico», i sindacati della scuola hanno proclamato un nuovo sciopero generale per il 23 maggio. Dal presidio in piazza Montecitorio, dove hanno chiamato a raccolta i lavoratori, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal, hanno rilanciato la petizione “È il nostro lavoro che fa la scuola”, già sottoscritta, nelle scorse settimane, da migliaia di lavoratori. Contratto, stabilità del lavoro, qualità dell’apprendimento, partecipazione democratica, sono i punti principali della petizione. «Trovo singolare proclamare uno sciopero contro un governo che assume ed annunciarlo nel giorno in cui parte un concorso da 63.712 posti – ha dichiarato il ministro –. Ricordo che questo è un governo che investe sull’istruzione 3 miliardi di euro in più all’anno». Pronta la replica dei sindacati che, con la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, ricordano che «restano ancora senza risposta migliaia e migliaia di precari». «Il ministro – sottolinea la sindacalista – ci dica se i lavoratori della scuola hanno diritto o no a vedersi rinnovato un contratto fermo da troppi anni». «Lo sciopero è legittimo e va rispettato», ricorda la leader della Cisl, Annamaria Furlan, mentre per Susanna Camusso della Cgil, «il concorsone non elimina i problemi», perché, dice il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, «le assunzioni non cambiano le condizioni di lavoro di chi si impegna ogni giorno a scuola». Una sollecitazione al governo affinché «incrementi le risorse stanziate dalla legge di stabilità» per il nuovo contratto della scuola, è arrivata anche dal segretario vicario dello Snals Confsal, Achille Massenti. «L’aumento medio – ha ricordato – sarebbe di soli 7 euro. Una vera miseria». Nelle stesse ore del presidio dei sindacati sotto le finestre della Camera, per circa duemila aspiranti insegnanti è cominciata la partita del concorsone. Sei le classi di concorso interessate alle prove di ieri, ma, entro il 31 maggio, saranno 165.578 i candidati che si contenderanno 63.712 posti, di cui 6.101 per il sostegno. Le prove si svolgeranno in 2.500 sedi e, stando alle notizie rimbalzate sui social, in alcune ieri mattina si sarebbe registrato il caos mentre i candidati avrebbero anche chiamato le forze dell’ordine. «Smettiamola» è stata la riposta del Ministero. Che ha voluto rassicurare gli aspiranti docenti: «Il concorso è partito regolarmente». Per il Movimento 5 Stelle si tratta, invece, di un «concorso truffa» che «produrrà licenziamenti di massa per 120mila docenti già abilitati, che non supereranno le prove e non potranno più avere supplenze annuali». Di «spot elettorale» parla il coordinatore della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio, denunciando «la mancata comunicazione ai candidati delle griglie di valutazione ». Anche il sindacato autonomo Anief paventa una «situazione ancora più caotica» nei prossimi giorni, qualora «dovesse arrivare il via libera dei Tribunali per l’accesso al concorso di tanti candidati illegittimamente esclusi». Eventualità non considerata dalla responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi, che, in una nota, ricorda come «l’Anief ha perso al Tar tutti i ricorsi in cui chiedeva di aprire l’ammissione al concorso scuola ai non abilitati». «Confermiamo ciò che avevamo detto nei giorni scorsi – continua Puglisi –. Le regole per diventare insegnante con la Buona Scuola sono molto chiare: accedono al concorso coloro che sono in possesso dell’abilitazione. L’Italia degli azzeccagarbugli è finita. Gli studenti meritano una scuola di qualità. In bocca al lupo a tutte le candidate e candidati che stanno affrontando le prove – conclude la parlamentare democratica –. Una nuova opportunità per 63.712 insegnanti di abbandonare il precariato». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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